Nell’anno in cui questo settimanale celebra il 60° anniversario, festeggia 70 anni di sacerdozio anche uno dei protagonisti della sua storia: mons. Benso Benni.
Prima editore, poi anche direttore de La Voce, don Benso presiederà la celebrazione eucaristica in cattedrale, il prossimo 3 giugno, alle ore 18.30.
Per ripercorrere alcuni momenti della sua vita lo abbiamo intervistato nella sua casa di Città di Castello, dove sono ancora presenti, a riempire un’intera parete, tutti i numeri di questo giornale, fin dalla disastrosa prima uscita. Già; gli inizi non sono stati semplici: il primo numero “non piacque a nessuno” – ha affermato don Benso, che ha aggiunto: “a partire da quell’esperienza i direttori dei piccoli giornali diocesani di allora fecero riferimento a don Pietro Fiordelli, in virtù della sua esperienza con Voce Cattolica di Città di Castello, per realizzare questo nuovo settimanale umbro, che doveva essere uno strumento per contrastare l’ideologia comunista e diffondere il Vangelo”.
Dopo alcune difficoltà iniziali, legate a gestione e fondi – come ha ricordato l’intervistato – arrivarono anche i primi successi: “Il primo anno è stato difficile: da più di 4.000 copie eravamo arrivati a 20.000 e questo comportava anche un maggior impegno nella distribuzione e nella stampa”. “In pochi anni – ha proseguito don Benso – siamo arrivati a servire 40 diocesi e ad avere una tiratura a 63.000, sfiorando anche 100.000 copie; nessun settimanale cattolico aveva questi numeri, in Italia.
I criteri economici furono durissimi, ma se non fosse stato così non saremmo sopravvissuti. Ci fu comunque spazio per molte iniziative di solidarietà: già nel primo anno con monsignor Antonio Berardi come direttore, abbiamo avviato una colletta per una missione in Sudan, raccogliendo 3 milioni di lire, dell’epoca”. “A quei tempi – ha continuato l’intervistato – eravamo quasi un modello, sotto l’aspetto giornalistico, durante le lotte per il divorzio, l’Osservatore Romano riportò per intero, in prima pagina, un nostro articolo”. Poi i tempi sono cambiati e don Benso ha lasciato la direzione, ma continua a scrivere ancora oggi, a quasi 93 anni: San Giuseppe e il silenzio, il suo ultimo libro, è del 2013.
“Oggi – ha proseguito – c’è una battaglia di idee nascosta: i grandi giornali raramente scrivono che la religione sia un male, invece preferiscono ignorarla. Il problema più urgente è quello di riportare la religione a fondamento della società: quando manca il problema religioso di fondo, qualcun altro si presenta come dio”. “Oggi – ha concluso don Benso parlando dei media – quello del silenzio è un problema importante: il giornalismo – così come la società – sembra caratterizzato da tante voci che vorrebbero sopraffarsi tra loro, spesso senza un senso”.