Il 25 maggio molti Comuni della nostra Regione saranno chiamati a eleggere i loro sindaci e a rinnovare le Amministrazioni comunali. I mezzi della comunicazione hanno iniziato da tempo a fare sondaggi, previsioni, interviste per individuare i probabili vincitori. Tutte le Amministrazioni comunali devono affrontare problemi immani a livello economico; le entrate non bastano mai per far fronte ai tanti servizi da fornire ai cittadini, che sono sempre più esigenti e che pretendono una gestione del denaro pubblico sempre più oculata. Mettere d’accordo i partiti e le numerose liste civiche su progetti condivisi sembra un’impresa impossibile. In queste condizioni sorge spontanea la domanda: ma che cosa spinge i candidati a scendere in politica e a pensare di risolvere i gravi problemi che dovranno affrontare una volta eletti? Insomma, “chi glielo fa fare” di impegnarsi nella politica? Un cristiano trova la risposta nel magistero della Chiesa. Nella esortazione pastorale Evangeli gaudium, Francesco dà alcune interessanti indicazioni. Al capitolo quarto, dal titolo “La dimensione sociale dell’evangelizzazione”, al n. 183 rivendica per i cristiani il diritto ad intervenire sulla vita sociale e nazionale, perché non restino “senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta? Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto, e amiamo l’umanità che lo abita, con tutti i suoi drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità. La terra è la nostra casa comune e tutti siamo fratelli… Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore”. Per un cristiano, è un atto di carità impegnarsi nella gestione della cosa pubblica, per tentare di eliminare le ingiustizie sociali, per ristabilire valori che siano per i giovani un punto saldo di riferimento, perché il mondo della politica non sia appannaggio (magari vantaggio) di pochi, ma conosca la realtà della gente e vi si immerga con spirito di servizio, con la maggior attenzione rivolta ai più svantaggiati e disagiati.
Le statistiche sulla disoccupazione e il grado di indigenza nel nostro Paese ci mostrano una situazione drammatica, che può portare gravissime conseguenze. Ci rivelano la penosa e pericolosa condizione di tanti giovani che non studiano e non lavorano. Quale sarà la loro percezione del senso della vita? Quale, per loro, il valore della vita stessa? Sempre nella esortazione citata, al n. 205 Papa Francesco scrive: “Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde, e non l’apparenza, dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune… Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!”. Sarà raccolta l’esortazione di Papa Francesco? Nella situazione tanto complessa che stanno vivendo il nostro Paese e le nostre città, ci saranno cristiani coraggiosi per un servizio tanto necessario e urgente? Io spero di sì, per questo invito a una preghiera incessante tutte le comunità parrocchiali, perché uomini capaci e generosi s’impegnino a ricomporre una società frantumata e litigiosa e a ridare fiducia e speranza a tutti gli uomini, ma in modo tutto particolare ai giovani, che sono stanchi di attendere tempi migliori.