L’altro rammarico che mi assale quando ripenso a come la mia lontana giovinezza ebbe modo di scaldarsi al grande braciere governato da Papa Giovanni, nel clima del tutto irripetibile che si creò a cavallo del 1960, è quello legato alla prospettiva di un Chiesa di tutti e soprattutto di una Chiesa dei poveri.Era l’11 settembre 1962 quando il radiomessaggio inviato da Roncalli al mondo, ad un mese esatto dall’inizio del Concilio, si concludeva con l’impegno a far sì che, in faccia ai popoli della terra e soprattutto ai popoli del Terzo Mondo (cito a braccio), la Chiesa diventasse la Chiesa di tutti e soprattutto la Chiesa dei poveri.In quella branca dello sport che, ad onta delle componenti di bassa macelleria che la caratterizzano, chiamano noble art, il pugilato, dicesi uppercut o montante il colpo al mento portato da sotto in su. In genere chi l’ha subito a norma finisce al tappeto, a noverar le stelle.Quello che il vecchio Papa ci indirizzò fu un uppercut multiplo, di violenza inaudita. Per lo meno per noi che pensavamo alla Chiesa come a una piccola congrega di iniziati intenti a riverirsi reciprocamente e a consumare quello che producono. Il riferimento inaudito ai popoli del Terzo Mondo. La Chiesa di tutti. La Chiesa dei poveri. Tre montanti, uno in fila all’altro. Anche se il Concilio non accolse la proposta del card. Lercaro e del gruppo del Collegio Belga, che nelle dinamiche Chiesa/ mondo venisse assunto come privilegiato lo sguardo che sul mondo hanno i poveri, in quanto tali, i testi varati in Concilio sono straordinariamente ricchi in queste due direzioni: la Chiesa di tutti e la Chiesa dei poveri. Non altrettanto ricca è stata la maturazione di questi temi nel corpo ecclesiale del post-concilio. Da qui il rammarico. Hanno proliferato i movimenti ecclesiali autoreferenziali. Nella mente di molti persone pie il regno di Dio sembra tornato a identificarsi con la Chiesa. Anche solo ad accennare la dicitura “Chiesa dei poveri” ti dànno del comunista (!?).Rammarico, Il Papa in questi temi è anni luce più avanti della gran parte del clero e dei fedeli. E questo, se va a lode della vecchia quercia tremolante, non fa onore ai giovani polloni che dovevano nascere nel suo humus.