L’abbazia benedettina di Monte Oliveto Maggiore, poco a sud di Siena, dopo Pasqua è stata “invasa” da tanti ragazzi altotiberini. L’occasione è stata offerta dal tradizionale pellegrinaggio diocesano organizzato ormai da 21 anni, a ridosso delle festività pasquali, dalla Pastorale giovanile di Città di Castello, con la collaborazione dell’oratorio “Don Bosco”.
La partecipazione, in continua crescita, ha raggiunto quest’anno il numero record di 250 ragazzi di tutte le età. Uniti all’insegna dell’amicizia e della fede, i tanti ragazzi si sono ritrovati a camminare insieme, dal lunedì dell’Angelo al 23 aprile, avendo come meta proprio l’abbazia toscana. Qui il vescovo di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, come ormai è consuetudine, ha celebrato la messa di chiusura.
“Per me questo è diventato un modo per vivere intensamente il periodo pasquale, rimanendo attaccati a Gesù e agli amici” ha affermato Nicola Santi Amantini, che ha partecipato a dieci dei pellegrinaggi organizzati finora dalla diocesi. E ha aggiunto: “È molto bello il gesto che si compie. Il camminare potrebbe essere inteso come una metafora della vita; questo tipo di pellegrinaggio è un’esperienza molto forte, perché porta a conoscere tanti ragazzi, ad intessere nuovi rapporti d’amicizia e a condividere con molte persone la cosa più importante, la fede”.
Quest’anno, oltre ai sacerdoti, don Samuele Biondini, don Paolo Bruschi e don Livio Tacchini, hanno accompagnato i ragazzi in pellegrinaggio anche i diaconi David Tacchini e Simone Valori, che hanno proposto ai giovani due testimonianze. Entrambi i diaconi hanno raccontato la loro vita e i percorsi che li hanno portati a fare la scelta del sacerdozio. Questi, come ha raccontato ancora Nicola, sono stati due momenti di raccoglimento molto intensi, nei quali i giovani hanno potuto trovare degli attimi di raccoglimento e riflettere meglio sulla bellezza della fede.
“È stato un pellegrinaggio molto bello – ha affermato mons. Cancian. – C’è stata la presenza di tantissimi ragazzi, che hanno fatto questa esperienza per la prima volta, e il clima di festa che si è creato ha fatto in modo che si siano sapute conciliare la gioia della Pasqua con l’amicizia, assieme ad alcuni momenti di riflessione. Durante la celebrazione eucaristica di chiusura ho avuto la sensazione che tutti i ragazzi avessero fatto un’esperienza significativa. I giovani – conclude – raccolgono il Vangelo di Gesù in maniera autentica, perché hanno una sensibilità che li rende vicini alla Parola e alle problematiche odierne. La speranza è che la loro fede possa illuminare la società”.