“Lo Spirito è luce, è forza, è vita. Lo Spirito è contrario alla passività, al grigiore, all’uniformità. E’ Spirito Creatore, soffio di vita, che obbliga ad uscire dalla paura, dal chiuso, dal particolarismo. Con il dono dello Spirito gli apostoli comprendono finalmente Gesù, il suo mistero di morte e risurrezione, il suo messaggio; sono liberati dalla paura, anche da quella estrema di perdere la vita, e annunciano con coraggio a tutti la salvezza”. E’ un passaggio dell’omelia che il vescovo di Città di Castello, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, ha proposto in cattedrale durante la solenne veglia di Pentecoste. Il Vescovo ha presieduto in cattedrale, la sera di sabato 18 maggio, la Liturgia della parola organizzata dall’Ufficio liturgico diocesano – alla presenza di numerosi fedeli. Nella solennità di Pentecoste, al termine del periodo pasquale, si ricorda il dono dello Spirito santo agli apostoli e a Maria radunati insieme nel Cenacolo. Come allora, anche oggi la veglia che precede la Pentecoste – ha ricordato il Vescovo – “rappresenta un’occasione quanto mai propizia per esprimere la comunione ecclesiale da parte di gruppi, movimenti, cammini, associazioni, comunità di vario genere con il loro Vescovo nell’unità di un solo Spirito, unità fondamentale e primaria per l’efficacia di ogni forma di apostolato”. A Pentecoste accade il contrario di quello che si è verificato a Babele. Là gli uomini “tentano di mettere insieme un’organizzazione, che oggi definiremmo ‘politica’, per dare la scalata al cielo. L’effetto di quella superbia, però, è la confusione delle lingue, la divisione di popoli, la lotta tra i blocchi di potere”. A Pentecoste, al contrario, persone che appartengono a popoli diversi e che parlano lingue diverse, grazie al dono dello Spirito capiscono gli apostoli, ognuno nella propria lingua: così si incontrano, si accolgono e diventano una comunità unita, pur essendo diversi. Dal momento che lo Spirito santo è accolto, non ci sono più distanze geografiche, nazionali, etniche, linguistiche e culturali che possano impedire la comunione. Al termine del proprio intervento mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha rivolto un particolare invito ai giovani. “Questo è un momento – ha detto – di grazia particolare per voi: per entrare nell’intimità della vostra coscienza. Dovete cercare di comprendere, alla luce dello Spirito santo, quale sia il progetto del Padre e di Gesù per ciascuno di voi. Per ogni cristiano qualsiasi stato sociale e familiare può e deve essere ‘motivo di grazie e di santita’: questa è una vocazione o chiamata comune a tutti i cristiani e cioè essere perfetti come il Padre nostro che sta nei cieli! Tuttavia – ha ricordato il Vescovo – Gesù e lo Spirito santo potrebbero proporre ad alcuni di voi anche una chiamata o scelta per una vocazione specifica come, ad esempio, alla vita sacerdotale, religiosa, missionaria diaconale e a tante forme di ministerialità ecclesiale. In questo caso – ha concluso – è necessario che, illuminati dallo Spirito, siate attenti alla loro voce e spalanchiate il vostro cuore in un gioioso, fiducioso e sincero abbandono alla volontà divina”. Durante la celebrazione della veglia di Pentecoste mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha conferito il ministero straordinario dell’eucarestia, quello di lettore e di accolito ad alcuni laici della diocesi. Nicola Pescari della comunità parrocchiale di Cerbara ha ricevuto il lettorato, mentre Marco Zangarelli (Cerbara) è stato istituito accolito. Hanno invece ricevuto il ministero straordinario dell’eucarestia Giovanni Anderini (della comunità di Canoscio), Assunta Bucci (Lerchi), Cesare Gaggioli e suor Teresa Mangattu (Cattedrale), Danilo Chiarini (San Giustino), Ottavia Mancini e M. Antonella Palazzoli (San Secondo), Adriana Tascini e Angela Quagliata (San Martin d’Upò), Giorgio Mariotti (Nuvole) e 4 persone della parrocchia di San Francesco: Matilde Carizia Vincentelli, Adolfo Pippi, Valeria Cagnoni, Sante Venturucci.
“Lo Spirito ci guidi a comprendere il progetto della nostra vita”
Nella veglia di Pentecoste conferiti i ministeri ad alcuni laici
AUTORE:
Francesco Mariucci