La “Festa dei Ceri” si lascia alle spalle edizioni che hanno confermato ancora una volta il fascino di una manifestazione che ogni volta coinvolge ed entusiasma. È straordinaria la sua forza interiore che mobilita un popolo intero nell’esprimere, attraverso riti suggestivi ed emozionanti, i sentimenti più veri riepilogandoli con un atto di amore e devozione al patrono sant’Ubaldo.
Una celebrazione che garantisce anche robusti riflessi promozionali grazie all’attenzione che i media le dedicano: organi di informazione, televisivi e della carta stampata, portali internet hanno diffuso le immagini di Gubbio e dei Ceri in tutto il mondo. Prezioso nella circostanza, ancora una volta, il servizio reso all’intero territorio e alla comunità nel suo complesso dalla emittente locale Trg.
Non sono mancati momenti di tensione, sollecitamente risolti in occasione dei “Ceri Grandi”, ma non altrettanto in quella dei “Mezzani”. In entrambe le circostanze sono stati il risvolto di quel processo delicato e pericoloso che si innesta nel momento in cui i ceraioli di sant’Ubaldo, a conclusione dell’ascesa al monte Ingino, sono impegnati nel chiudere il portone del “convento” per impedire al cero di san Giorgio di accodarsi per entrare insieme, conseguenza considerata un vero e proprio insuccesso. In tutte e due le circostanze un “sangiorgiaro” è rimasto con il piede incastrato tra le due ante del pesante portone.
Sul momento la paura è stata tanta, ma poi tutto si è risolto senza conseguenze sul piano fisico, non altrettanto su quello morale.Della Festa dei ceri mezzani svoltasi domenica scorsa, si continuerà a parlare a lungo proprio per il convulso finale, non soltanto per il “clima” che ha saputo ancora una volta rinnovare, per le emozioni che ha distribuito, per le cadute di tutti i tre ceri lungo corso Garibaldi, per l’entusiasmo e l’abilità che i giovani “ceraioli” hanno dimostrato.
Eroico addirittura il capodieci di san Giorgio Francesco Riposati. Con una spalla lussata, stoicamente, dopo un intervento di emergenza dei sanitari, ha voluto rimanere in mezzo ai suoi, raggiungendoli presso la basilica di S.Ubaldo, mèta della corsa e della festa. Proprio nel momento in cui ogni tensione avrebbe dovuto lasciare il posto all’atto di omaggio al Patrono, il chiostro del convento è stato scenario di episodi di gratuita ed eccessiva animosità sui quali è indispensabile incominciare a riflettere con serietà e serenità.
La tensione ha portato troppi a cercare un “chiarimento” in termini personali e fuori da un serio e responsabile tentativo di chiarimento. Lo spettacolo offerto, anche se alla fine tutto è rientrato, non è stato edificante, con il rischio di ulteriori code in altre sedi. È il momento dell’analisi attenta; la “chiusura del portone” fa parte della tradizione, ma forse è il caso di ripensare al forte richiamo del vescovo Pietro Bottaccioli in occasione della “Festa” dell’anno giubilare. Allora non ebbero successo; varrebbe la pena di ritentare.
Queste le parole di don Giuliano Scalciarini: “Spettacolo indecoroso. Abbiamo purtroppo assistito ad uno spettacolo indecoroso all’arrivo dei Ceri mezzani a sant’Ubaldo. È l’ennesima prevaricazione di quei pochi che vogliono continuare a dare dei Ceri l’immagine distorta della competizione e della divisione a tutti i costi proprio nel momento in cui si dovrebbe esaltare, davanti all’Urna delle sacre spoglie di sant’Ubaldo, l’immagine della fraternità e dell’unità. sant’Ubaldo, santo della riconciliazione. Ci riempiamo la bocca di questa frase che viene riportata continuamente da tutte le persone che scrivono sui Ceri, sul Via Ch’eccoli, su Gubbio Oggi, sui quotidiani o cronache locali.
I Ceri stessi simbolo della fraternità dei popoli, simbolo della pace. Una frase che ho inteso ripetere dai massimi esponenti delle famiglie ceraiole durante questo anno in vista della creazione di una fondazione che difenda il folklore eugubino. Durante le celebrazioni religiose dei Ceri c’è stato sempre da parte mia un intervento, spesso anche applaudito, che richiamava i valori dei Ceri che ci sono stati tramandati nei secoli.
Ora, dopo quello che è successo, è veramente arrivato il momento di prendere decisioni drastiche sull’arrivo dei Ceri a sant’Ubaldo. Spero che ancora sia presente in tutti i ceraioli il desiderio di vivere questa festa ‘in onore del Patrono’ come d’altra parte ci è stata tramandata nei secoli. Ma che giova aver fatto una bella corsa in onore di sant’Ubaldo se poi giunti in Basilica si assiste a quello spettacolo, così avvilente, che la maggioranza degli eugubini ha deprecato? E non è la prima volta.
Se la causa di tutto questo è la chiusura della porta, vuol dire che qualcosa non va nel mantenere questo gesto che alcuni lo invocano come ‘tradizione’ ma che molti, invece, armai non lo riconoscono più come importante ai fini della festa. È vivo ancora nella mente di tutti quell’arrivo commovente dei Ceri nel Chiostro dove tutti i ceraioli insieme hanno intonato ‘O lume della Fede’.
Quello sì che era segno di fratellanza e di pace. Non sta a me dire quale debba essere il modo giusto, degno di una conclusione della Corsa, ma in qualità di cappellano dell’Università dei Muratori e della Famiglia dei Santubaldari voglio dissociarmi nel modo più assoluto da simili comportamenti e invito le autorità competenti, Sindaco, Università dei Muratori e rappresentanti delle Famiglie a prendere una decisione definitiva sull’arrivo dei Ceri a S. Ubaldo. Se ciò non avverrà per il prossimo anno, dico fin da adesso che non mi riconosco più in questo ruolo e, per quanto di mia competenza, sarò pronto a dimettermi”.