“Le comunità cristiane devono ripartire da Cristo” è l’incontro di preghiera e approfondimento nel tempo di Quaresima, organizzato dalla commissione diocesana per la Pastorale della carità e dalla Caritas diocesana, rivolto agli operatori e volontari impegnati a vario titolo in ambito caritativo, sia in parrocchia che nelle associazioni e movimenti.
L’incontro è stato presieduto da mons. Ernesto Vecchi, amministratore apostolico della diocesi, che ha proposto una riflessione sulla Quaresima, tempo di grazia e propizio per una profonda revisione di vita che significa anche uscire dagli schemi usuali. “Ripartire da Cristo – ha detto il Vescovo – significa imitarlo: uscire da sé per andare incontro agli altri. Il cuore dell’operatore della carità, riscaldato da Cristo, vive sempre il movimento di sistole / diastole: unione con Gesù e incontro con l’altro. Se manca uno di questi movimenti, il cuore del cristiano si ferma. Ripartire da Cristo significa non avere paura di andare con Lui nelle ‘periferie’. Non dobbiamo avere paura di uscire dai nostri schemi, perché lo Spirito di Gesù ci rende creativi. Ma per essere creativi bisogna saper cambiare, in modo da adeguarsi alle circostanze, per annunciare il Vangelo di sempre, che non cambia”.
“Indubbiamente, per entrare nella prospettiva di una piena testimonianza cristiana, è necessario farsi ‘piccoli’ come san Francesco: spogliarsi delle zavorre che appesantiscono la nostra esistenza. Anzitutto, san Francesco ci dice che essere cristiani significa avere un rapporto vitale con la persona di Gesù. In san Francesco, questo rapporto è iniziato dal suo sguardo su Gesù in croce. Il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimenti; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che genera vita, perché ci parla di amore. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa nuova creatura. Da qui parte tutto: è l’esperienza della grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori”.
L’incontro è proseguito con l’intervento di Paolo Carloni, vicario per la Pastorale della carità: “Le diverse vocazioni nel servizio alla carità trovano nella comunione intorno alla eucarestia l’unità nella diversità”, una riflessione su come vivere e testimoniare il proprio essere cristiano nella quotidianità e a servizio dei più bisognosi, nella comunità parrocchiale, nel quartiere, in città, nel mondo.
La conclusione al direttore della Caritas Claudio Daminato che, facendo riferimento al recente convegno nazionale tenutosi a Cagliari, ha ricordato come anche in quell’assise sia stata ribadita “la necessità, seguendo gli inviti del Papa, di non dimenticarsi di comunicare la speranza, anche quando non ci sono possibilità materiali di sostegno”.