“Padri, non rinunciate a educare i vostri figli e non delegate a nessuno la loro educazione!”. Con queste parole don Gianni Brunetti ha aperto l’omelia della celebrazione eucaristica del 19 marzo per la festa di san Giuseppe, in una basilica di San Benedetto insolitamente piena di papà, oltre che di mamme. Una celebrazione che, ormai quasi per tradizione, vede protagonisti, oltre che i genitori, anche i piccoli alunni della scuola dell’infanzia “Bambin Gesù” di Gualdo Tadino, dalla classe primavera fino alla terza, per un totale di un’ottantina di giovani cantori che si sono esibiti, poco prima dell’inizio della celebrazione, in un applauditissimo Il casalingo, brano nel quale si racconta di un papà in un ruolo che fino a poco tempo fa era considerato prerogativa esclusiva delle mamme. E proprio dal festoso esordio, don Gianni ha preso spunto per la riflessione sulla festa di san Giuseppe, durante la quale ha invitato i padri a prendersi cura di persona dell’educazione dei figli, in modo che la loro crescita avvenga in un clima di amore ma anche di sicurezza e chiarezza di concetti. In particolare, don Gianni ha sottolineato le tre educazioni che non si dovrebbe mai rinunciare di dare ai propri figli. In primo luogo un’educazione culturale, con idee chiare e ben distinte dal marasma e dal nichilismo dei nostri giorni; un’educazione che abbia ancora il coraggio di insegnare che esiste un “padre” e una “madre” e non un “genitore 1” e un “genitore 2”; di chiamare male ciò che male e bene ciò che bene; e in questo senso, compito del padre è di vigilare che le agenzie educative di cui il mondo è pieno, prima fra tutte la scuola, non agiscano in maniera contraria e antitetica. In secondo luogo, un’educazione affettiva, ben diversa da quella che, in maniera surrettizia, si somministra magari nelle scuole, come compensazione della mancata educazione in famiglia cui un campo così delicato compete quasi esclusivamente. In terzo luogo, un’educazione religiosa, anch’essa antidoto contro il materialismo e la disperazione del mondo contemporaneo. Ambito, anche questo, che non si deve assolutamente affidare a nessuno, perché, se una parrocchia si prende cura di un ragazzo che dalla sua famiglia non ha imparato neppure a farsi il segno della croce, il suo sforzo serve davvero a poco; anzi, a niente. Questo è dunque un “padre giusto”: colui che, pur nella sua imperfezione umana, non rinuncia al suo ruolo di educatore.
San Giuseppe a Gualdo Tadino
La tradizionale celebrazione eucaristica per la festa di san Giuseppe è stata l’occasione non solo per una deliziosa esibizione dei bimbi della scuola dell’infanzia “Bambin Gesù” di Gualdo Tadino per la festa del papà, ma anche per un invito, da parte del parroco di San Benedetto, a un recupero integrale della figura paterna, cardine fondamentale di un’educazione culturale, affettiva e religiosa. L’unico antidoto contro la confusione e il disorientamento che colpiscono i nostri figli in una società che ha smarrito qualsiasi distinzione o gerarchia di valori.