I musei che hanno aderito alla Rete
In occasione della presentazione della rete museale è stato distribuito l’opuscolo bilingue dei Musei ecclesiastici umbri che i visitatori troveranno all’ingresso di ogni museo della rete. Nell’opuscolo che illustra caratteristiche, orari, notizie utili sui musei che hanno aderito all’iniziativa. L’acquisto del biglietto in una delle strutture museali da diritto alla visita con ingresso ridotto e ad eventuali agevolazioni in tutti gli altri musei del circuito. L’iniziativa non ha limiti temporali. Riportiamo di seguito i musei che hanno aderitoMuseo dell’Abbazia di S. Eutizio in Valcastoriana. Abbazia di S. Eutizio, Preci (Pg) Ingresso intero: Euro 3,00 Martedì chiusoPro Civitate Christiana Galleria d’Arte Contemporanea, Assisi (Pg) Ingresso libero Lunedì chiusoMuseo del Tesoro Basilica di San Francesco, Assisi (Pg) Ingresso: Euro 1,50 Visita su prenotazioneMuseo Diocesano di Gubbio Ingresso Intero: Euro 4,50 Lunedì chiuso Chiusura dal 15 gennaio al 1’marzoMuseo del Duomo di Città di CastelloIngresso Biglietto intero: Euro 5,00 Museo della Porziuncola Santa Maria degli Angeli (Pg) ingresso libero Chiuso il mercoledì Museo Capitolare della Cattedrale di san Lorenzo PerugiaIngresso biglietto Euro 2,58Museo Capitolare Cripta di San Rufino AssisiIngresso Intero (museo e cripta). Euro 3,00 Chiuso il mercoledìMuseo Diocesano di Spoleto-Norcia, Spoleto Ingresso Intero: Euro 3,00 Martedì chiusoUna rete dei musei ecclesiastici umbri per rendere fruibili a tutti l’immenso patrimonio di arte e di cultura espressione della storia della nostra Chiesa cristiana lungo i secoli. Presentata venerdì scorso presso la sala Romanica del Sacro Convento di Assisi, la nuova rete museale, primo esempio in Italia, consentirà di mettere “in rete” i nove musei ecclesiastici finora aperti al pubblico.
È un primo passo organizzato dalle nostre diocesi, verso la costituzione di un circuito culturale ecclesiastico umbro che comprenda in un futuro prossimo, tutto il ricco patrimonio religioso della nostra regione.Venerdì 19 aprile, nella Sala Romanica del Sacro Convento, preceduto dal saluto beneaugurante del Custode p.Vincenzo Coli OFMC, il Presidente della Conferenza Episcopale Umbra, mons.Sergio Goretti, ha presentato la Rete Museale Ecclesiastica Umbra, sottolineando che le prime nove realtà prescelte non sono che una parte, ancorchè importante e significativa, dell’ingente patrimonio di cui l’Umbria è depositaria da secoli. Nella circostanza il Presule a sottolineato come l’Umbria sia stata la prima regione d’Italia ad istituire la rete museale, che mette in pratica, puntualmente, gli orientamenti diramati dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa con il documento(15 agosto 2001) “La funzione pastorale dei Musei Ecclesiastici”. Infatti nel garantire la piena fruibilità delle eccelse testimonianze di un’Arte al servizio della Fede la rete risponde alle esigenze di formazione egli operatori, offrendo a giovani motivati una non trascurabile opportunità di inserimento professionale. Ha preso quindi la parola mons.Vincenzo Paglia, vescovo delegato dalla CEU per i Beni Culturali Ecclesiastici, riflettendo in termini problematici sul rapporto odierno tra committenza ed artisti, un rapporto che deve continuare per evitare una dolorosa interruzione dopo secoli di feconda operosità.
“Tempora mutantur et nos mutabimur in illis”: tuttavia questo rapporto è ancora possibile purchè impostato nelle forme moderne suggerite dalla socialità complessa del mondo contemporaneo che evidenzia insospettabili istanze di ricerca anche verso gli Archivi e le Biblioteche che completano il patrimonio culturale della Chiesa, documentandone la storia senza intermediazioni. A conferma dell’interesse di questo mondo erano presenti nella sala – oltre ai corrispondenti delle maggiori testate locali – l’Assessore alla Cultura del Comune di Assisi, Mario Romagnoli, e il Presidente dell’Accademia Properziana del Subasio, Giuseppe Catanzaro. Anche il messaggio fatto pervenire dall’assessore regionale Maddoli evidenzia l’interesse delle istituzioni civili per un rapporto di collaborazione con la Chiesa di palese e reciproca utilità. Infatti la Chiesa ha sempre riconosciuto all’Arte uno strumento privilegiato di dialogo con il mondo.
L’Arte fa conoscere agli uomini la fede cristiana, ma attraverso di essa il mondo presenta alla Chiesa il peso della propria umanità, le difficoltà a credere, i dubbi e le angosce che in ogni tempo frenano l’uomo nelle sue più valide aspirazioni. Il terzo vescovo presente, mons.Gino Reali, a cui recentemente è stata affidata la diocesi suburbicaria romana di Porto e Santa Rufina, ha ricordato il lavoro svolto in Umbria per ben otto anni, ringraziando tutti coloro che con lui hanno collaborato a creare le premesse dell’odierno lusinghiero risultato. Ha poi ceduto la parola a mons. Giampiero Ceccarelli della Diocesi di Spoleto Norcia, chiamato a succedergli nell’Ufficio di Direttore regionale dei Beni culturali ecclesiastici: le sue brevi parole, consapevoli delle responsabilità connesse al ruolo affidatogli, hanno fatto chiaramente intravedere un segno positivo di continuità nell’azione intrapresa dalla Chiesa Umbra per creare quell’ “Oasi d’Arte”, che – con indovinata scelta terminologica – individua la Rete Museale. L’ultimo intervento è stato affidato ad un laico ( l’orvietano Carlo Tatta – Segretario Generale dell’ Amei (Associazione italiana musei ecclesiastici) il quale, dopo i saluti di rito, ha svolto una relazione di alto profilo della quale si riportano – per la tirannia dello spazio giornalistico – solamente i due passaggi più significativi: “…I nostri Musei non possono essere considerati “contenitori moderni” per “cimeli antichi”, perché la fede cristiana non conosce questa terminologia: non pensa la propria vita in termini di “passato”,”presente” e “futuro” ma nell’eterno hodie della liturgia; “un tempo presente di cose presenti, un tempo presente di cose passate, un tempo presente di cose future (S.Agostino – Confessioni XI,20).
Visitare un Museo Ecclesiastico significa pertanto accedere al “presente delle cose passate” del Popolo di Dio: i capolavori ivi custoditi sono segni a-temporali di una Fede intensamente vissuta da intere popolazioni attraverso molti secoli, e allora più che un “patrimonio” congelato nel passato si può ben dire che questi capolavori costituiscono un capitale investito per il futuro. Si tratta di opere generate dalla Fede e invitano chi si lascia penetrare, eccitare dalla loro bellezza a vivere la Fede e, quindi, a realizzare altre “opere”: di solidarietà e di amore, di giustizia e di pace, alla luce del messaggio evangelico”.