L’Acradu (Associazione cristiana residenze anziani e disabili dell’Umbria) rappresenta l’80 per cento delle strutture residenziali e sanitarie per anziani e disabili dell’Umbria. Un soggetto importante, portavoce della quasi totalità del settore, che non vuole essere ignorato, soprattutto nei tavoli decisionali.
Per questo, nei giorni scorsi i rappresentanti dell’Associazione si sono incontrati con l’assessore regionale al Welfare, Carla Casciari, e con il direttore regionale della Sanità, Emilio Duca. Un incontro richiesto da tempo, che ha permesso di riprendere quel confronto con le istituzioni interrottosi nel 2007, dopo la sottoscrizione del Patto per il benessere degli anziani. “Da tempo richiedevamo questo incontro – sottolineano dall’Acradu -. Rappresentando la quasi totalità delle strutture del settore, vogliamo essere ascoltati e prendere concretamente parte alla programmazione regionale in merito alla residenzialità di anziani e disabili”.
La richiesta principale avanzata dall’Acradu alla Regione è, quindi, l’istituzione di un Tavolo tematico permanente comune costituito da Regione, Asl, sindacati, Acradu, dal mondo della cooperazione e da tutte le associazioni che operano e lavorano con persone disabili, anziani e non autosufficienti. “In Umbria – dicono ancora dall’Acradu – i Tavoli tematici, previsti dalla legge 328 del 2000, di partecipazione e programmazione condivisa dei servizi socio-sanitari, specialmente territoriali, non sono stati adeguatamente attivati, cosicché non tutti hanno potuto dare il loro apporto per ridisegnare quel sistema di rete socio-sanitaria che garantisce al cittadino livelli appropriati di assistenza. Non vogliamo dei confronti a posteriori, vogliamo essere protagonisti della programmazione”. Avere un ruolo decisionale più forte significa avere maggiori tutele per malati e famiglie. Nel concreto, parità di diritti ed equità di servizi su risorse, posti letto, contratti… “Abbiamo bisogno di confrontarci con la Regione – spiegano dall’Acradu –, ad esempio, sulle tariffe.
A oggi, infatti, non è più accettabile che ci sia una tariffa unica giornaliera per gli anziani. In primis, perché è ferma a 7-8 anni fa e andrebbe aggiornata sulla base dell’attuale costo della vita; in secondo luogo, non dovrebbe essere fissa, ma andrebbe modulata sulla base del grado di autosufficienza dell’anziano e del tipo di aiuto di cui ha bisogno. Altro problema – continuano dall’Acradu – quello di capire e rivedere i criteri secondo cui la Regione ripartisce le risorse nelle varie Asl, i posti letto, i rapporti contrattuali… Non è possibile che nella stessa regione, tra l’altro piccola come l’Umbria, vigano criteri differenti per liste d’attesa, modalità d’ingresso nelle strutture, standard richiesti… a seconda del distretto sanitario a cui si appartiene. Occorrono requisiti unici e condivisi”.