Un un’ora insolita nel primo pomeriggio di mercoledì 19, hanno suonato a distesa le campane del duomo di Perugia, e molti si sono domandati perché. Stava partendo mons. Bassetti dall’episcopio per recarsi a Roma, dove avrebbe trascorso due giorni con il Papa insieme ai nuovi cardinali e poi sarebbe stato rivestito della porpora il sabato successivo nella basilica di San Pietro.
Il suono delle campane sta a dire che nell’ambiente ecclesiastico c’è la consapevolezza che stiamo vivendo un momento di eccezione e di eccellenza, come dire, senza enfasi e toni retorici, ma con garbo e rispetto per le dimensioni delle cose: “La Storia sta passando da queste parti e noi ci siamo”.
Moltissimi perugini, pur affrontando un viaggio che comporta qualche sacrificio, partecipano alla cerimonia del Concistoro. Questa parola suscita una certa curiosità. Che cosa vuol dire?
Si tratta di una parola latina antica, usata nel mondo romano per indicare il Consiglio privato dell’imperatore e quindi il vertice dello Stato. Nella Chiesa cattolica il termine indica la riunione del Collegio dei cardinali, e ciò è quanto avviene sabato 22 febbraio. È il primo Concistoro di Papa Francesco, nel quale vengono “creati” 19 nuovi cardinali: 16 sono “elettori”, cioè hanno meno di 80 anni e possono entrare in Conclave per eleggere il Papa, mentre 3 hanno superato l’età canonica e pertanto ricevono solo un riconoscimento per i meriti acquisiti nel servizio alla Chiesa.
Come si vede da queste notizie, che ci sembrano lontane dai nostri immediati interessi, la nomina di Bassetti a cardinale ci spinge a gettare lo sguardo al di là dei nostri confini territoriali ed ecclesiastici. È un processo di allargamento e apertura verso temi e orizzonti vasti quanto è vasto il mondo. Credo che questo fatto, collegato con altri avvenimenti che hanno avuto a che fare con le numerose visite dei Papi in Umbria, possa costituire una cura contro il provincialismo e il campanilismo sempre in agguato nelle città e paesi del nostro territorio regionale, atteggiamenti che producono grettezza e rachitismo sociale. Un pericolo che la pastorale delle diocesi umbre in questi anni ha cercato di superare con iniziative comuni, con l’accoglienza degli stranieri e dei “diversi” per religione e cultura, e con la collaborazione con realtà missionarie anche molto lontane. È di questi giorni la visita del vescovo Sorrentino in Amazzonia.
Tentativi di apertura che tuttavia non riescono a sconfiggere la ritrosia nell’allacciare legami di buon vicinato tra territori, tra aziende, gruppi sociali e culturali, tra città e campagna, tra università e città, e così via. Il vescovo di una realtà piccola come Perugia è chiamato a concorrere in prima persona a dire parole decisive e fare scelte importanti per la Chiesa universale, con influssi non indifferenti per la vita degli uomini e delle donne del nostro tempo. Tutto ciò rimanendo nella sede “periferica” rispetto ai grandi centri di potere finanziario, economico e politico.
Ci auguriamo che la porpora di Bassetti possa portare una coloritura più vivace alla verde Umbria.