Riconciliazione

Sintomi di guerra intestina suffragati anche dall’esplosione di una bomba (martedì scorso), si dice di avvertimento e di intimidazione, non per uccidere, meno male, ma per far sapere che nell’ombra c’è qualcuno arrabbiato al punto da essere disposto a commettere gesti estremi. Purtroppo c’è sempre in ogni società qualche pazzo che ricorre a mezzi impropri, indegni e delittuosi, al di sopra e al di fuori di ogni logica. Da condannare senza riserve. E’ sbagliato dire come qualcuno diceva ai tempi del terrorismo: hanno ragioni da vendere. Come è sbagliato dire, come ha fatto Bossi e qualche altro che la colpa è dei Servizi segreti deviati dalla Sinistra o incolpare la Destra di strategia della tensione avvelenando con infamanti sospetti il clima della nazione. E’ sbagliato incominciare a chiedersi a chi giova e che cosa c’è dietro. E’ sbagliato, insomma, dividersi ancora di più di fronte ad un gesto del genere. Non si può continuare a usare ogni occasione per demonizzarsi a vicenda e trovare da una parte e dall’altra il capro espiatorio nell’avversario politico. Possibile che non si possa fare una politica, sia pure dialettica e vivace, in maniera normale, senza bombe e senza il clamore delle trombe dell’apocalisse da fine del mondo? Siamo convinti che né il giubileo, né gli incontri e i gesti del Papa per la pace possono avere degli esiti a breve termine, essendo destinati a scavare nel profondo delle coscienze. Ma dovrebbe essere sufficiente, soprattutto per chi gestisce la cosa pubblica, e dovrebbe pertanto essere maggiormente dotato di intelligenza e di prudente moderazione, prendere occasione dagli eventi e dalle conseguenze prevedibili, per agire in modo costruttivo a favore della riconciliazione e della pace sociale. Sembra invece che si continui, in Italia e nel mondo, a cercare ad ogni costo motivi di scontro, quasi che solo questo potesse dare il senso e il brivido di esistere. Qualcuno forse pensa ancora alla maniera antica: molti nemici molto onore. Mentre molti nemici significa molti malori per sé e per la società. La democrazia si poggia sul consenso, sul rispetto, sull’ amicizia e la ricerca convergente del bene, anzi del meglio possibile per l’intera o almeno la più bisognosa fascia di società. E c’è la minaccia di uno sciopero generale, determinata dalla minaccia della cancellazione dell’articolo diciotto dello Statuto dei lavoratori e dalla paura di licenziamenti immotivati. C’è lo scontro sul conflitto di interessi e su certe leggi che sembrano partigiane. Tutto ciò può rifluire sulle piazze con pericolose conseguenze. Noi ce l’abbiamo messa tutta. Noi, cioè, la Chiesa, il Papa, i vescovi, i frati, le associazioni e i movimenti cattolici, insieme anche a organismi laici e lo stesso Presidente della repubblica con i suoi molteplici richiami.Abbiamo detto e fatto iniziative, gesti di fraternità, di perdono, di attenuazione di toni e quindi di sentimenti. Non si può vivere tranquilli in un paese dove per quindici mesi il Parlamento non riesce a mettersi d’accordo sulla nomina di due giudici della Corte costituzionale. Questa durezza di rapporti scade nel sistema del muro contro muro. Alla fine ci si rompe la testa. A proposito di riconciliazione c’è stato il 28 scorso un incontro di personaggi di spicco, cattolici e laici, proprio sul tema della riconciliazione, al Convento di San Francesco di Assisi. Si sta giungendo forse, sia pure con fatica, alla consapevolezza che, sia in campo internazionale che italiano, non c’è un futuro per la pace senza questo passaggio.

AUTORE: Elio Bromuri