Occorre una seria campagna di informazione sui danni del doping

Campagna della Regione per uno sport pulito: "Liberi dal doping, amici dell'ambiente"

Una campagna contro il doping e per l’educazione ad uno sport pulito: tre anni di durata, dal 2002 al 2004, pubblicità sui media con una linea grafica coordinata, attività promozionali ed educative, pubblicazioni informative, convegni e seminari tematici, studi e sondaggi di opinione. Il tutto finanziato con fondi regionali, comunitari e da sponsor e con lo strumento istituzionale dell’accordo di programma. Sono questi i contenuti e le linee del progetto che l’assessore regionale allo Sport, Gianfranco Maddoli, ha illustrato in una riunione, svoltasi alla Regione, alla quale hanno partecipato, Stefano Rufini, in rappresentanza del Coni regionale e dell’Università di Perugia, gli assessori allo sport delle Province di Perugia e Terni, Silvano Ricci e Paolo Quintiliani, Giocondo Talamonti per la Direzione scolastica regionale e l’assessore Ornella Bellini per l’Anci. “Liberi dal doping, amici dell’ambiente” sarà lo slogan della campagna che è rivolta, principalmente, agli allievi e docenti delle scuole medie superiori, agli atleti, agli sportivi dilettanti ed agli operatori delle associazioni sportive dilettantistiche ed ai gestori delle palestre private, “e che dovrà avere – come ha sostenuto l’assessore regionale – come alleati il Coni in primo luogo, con il quale verranno messe a punto le azioni da intraprendere, e poi ancora i Comuni, le due Province, l’Università e il mondo della scuola”. L’assessore Maddoli nel dare atto al Coni per il “grande impegno” che questa istituzione sta ponendo nel contrastare il fenomeno “anche attraverso il progetto ‘La mia vita prima di tutto”‘, ha inteso lanciare un vero e proprio grido d’allarme. A suo giudizio “il doping ha superato il livello strettamente professionale, per diventare un problema che interessa tutti gli strati della popolazione sportiva, fino a costituire un’emergenza di salute pubblica”. Maddoli ha quindi ricordato le numerose azioni ed iniziative che varie istituzioni e organizzazioni a livello comunitario e nazionale hanno messo in campo per combattere il fenomeno del doping. Il piano messo a punto dalla Regione ipotizza innanzitutto una attività di studio e ricerca sulla consistenza e sulle tendenze del fenomeno doping in Umbria. La campagna dissuasiva vera e propria sarà quindi aperta da un convegno e sarà basata su un programma di informazione nelle scuole, un concorso a premi per studenti, un corso di formazione per insegnati ed operatori sportivi. Sarà inoltre celebrato il Greensport day, la giornata regionale dello sport pulito, destinata a divenire un appuntamento annuale. Sul problema abbiamo sentito Giovanni Boni, medico specializzato in Medicina dello sportPer doping, in base all’articolo 1 della legge 376 del 14 dicembre 2000 sulla disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive s’intende la “somministrazione o l’assunzione di sostanze biologicamente e farmacologicamente attive, in grado di modificare le condizioni psicofisiche degli atleti, e tutte quelle pratiche sanitarie che si concretizzano in prestazioni mediche di qualsiasi tipo e genere non giustificate dalle condizioni patologiche e finalizzate, o comunque idonee, a modificare i risultati dei controlli all’uso di farmaci e delle sostanze a contenuto dopante” Il Cio (Comitato olimpico internazionale) stabilisce le “classi e metodi doping”, aggiornando ogni anno la lista delle sostanze e delle pratiche illecite e trasmettendole alle federazioni sportive internazionali che a loro volta si faranno carico di comunicarle alle federazioni nazionali e alle discipline associate. Di seguito proponiamo l’elenco di classi e metodi doping proposto dal Cio. Classi di sostanze doping: stimolanti; narcotici; agenti anabolizzanti; diuretici; ormoni peptidici e glicoproteici e affini. Metodi doping: doping con emotrasfusione; manipolazione farmacologica, chimica e fisica. Classi di sostanze soggette a determinate restrizioni d’uso: alcool; marijuana; anestetici locali; corticosteroidei; betabloccanti. Il doping, (sia per quanto riguarda la somministrazione di farmaci che di metodi illeciti) è proibito dal Comitato olimpico internazionale (Cio), Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), Federazioni sportive internazionali, Federazioni sportive nazionali, Discipline associate. La legge 376/2000 prevede che le confezioni di farmaci a contenuto dopante devono avere sulla propria confezione un contrassegno sull’involucro e sul foglio illustrativo, il cui contenuto è stabilito dalla commissione istituita dalla legge. Pertanto i farmaci a carattere dopante o sostanze biologicamente e farmacologicamente attive a contenuto dopante possono essere vendute solamente dal farmacista, il quale si deve avvalere della ricetta medica non ripetibile il cui originale deve essere conservato dal farmacista stesso per sei mesi. L’ articolo 9 della legge prevede la reclusione da due a sei anni e una multa da 10 a 150 milioni di lire a carico di coloro che commerciano i farmaci o sostanze farmacologicamente e biologicamente attive aventi il medesimo contenuto, attraverso canali diversi dalle farmacie. Oltre alla condanna, per coloro che esercitano una professione sanitaria (medico o farmacisti) è prevista l’interdizione dalla professione. Il controllo dell’applicazione della legge avviene attraverso la Commissione di vigilanza istituita presso il ministero della Sanità, la quale tramite specialisti in medicina dello sport e laboratori specializzati, ha il compito di effettuare accertamenti riguardo la tutela della salute combattendo il doping, istituendo programmi di ricerca per prevenire e vietare l’utilizzo di farmaci e pratiche mediche a scopo dopante, in qualsiasi disciplina sportiva. La pratica ormai diffusa dell’uso di sostanze dopanti non è solamente abituale tra le categorie di sportivi professionisti ma anche tra coloro che praticano lo sport a livello dilettantistico e dato ancora più allarmante tra atleti giovani, adolescenti, spesso indirizzati verso l’uso di sostanze da genitori scriteriati, esasperati da un desiderio distorto di vittoria a tutti i costi. Tutto questo deve quindi farci riflettere e deve metterci in condizione di poter mettere un freno a questo problema ormai dilagante, al di là di ogni atteggiamento di mera propaganda politica. E’ compito quindi di tutte le istituzioni, federazioni, società sportive, scuola, iniziare una convinta campagna di prevenzione nei confronti dell’uso e dell’abuso di qualsiasi sostanza e pratica che possa alterare la prestazione atletica, a tutela assoluta della salute di coloro che praticano qualsiasi tipo di sport, in ogni fascia di età, con particolare attenzione verso i più giovani, che tramite una concezione sana ed equilibrata dell’attività fisica, devono trovare le motivazioni e le aspirazioni per un miglioramento della propria persona intesa come miscela indivisibile di anima e corpo. Un primo passoda fare è quello di divulgare e promuovere in tutta la regione, conferenze e studi rivolti alla delicata questione del doping, consapevoli che il problema troverà una soluzione quando verranno distribuite maggiori risorse economiche per la formazione di personale specializzato (medici dello sport, preparatori atletici, massaggiatori, fisioterapisti e allenatori), che possano meglio valutare le capacità fisiologiche e tecniche degli sportivi soprattutto durante la fase dell’accrescimento, al fine di individuare adeguate e fisiologiche tecniche di metodologia dell’allenamento. Una campagna di sensibilizzazione, incentrata sui rischi e sulle conseguenze psicofisiche che derivano dall’uso di sostanze dopanti, deve essere poi rivolta ai cosiddetti “laici” dello sport, quali direttori sportivi e i genitori degli atleti, che hanno un ruolo determinante nel creare un ambiente il più gradevole possibile intorno a chi pratica attività fisica. Altro punto da risolvere, è quello di cercare di ridurre il numero di competizioni sportive durante l’arco della stagione agonistica, a tutela della salute non solo fisica ma anche mentale e morale degli atleti e di tutto il mondo che gravita intorno allo sport, spettatori inclusi. Il fine di questa campagna educativa sarà senz’altro quello di poter restituire allo sport una sua dimensione più umana.

AUTORE: Giovanni Boni