I rigori della stagione non hanno impedito che si svolgesse regolarmente la VI Congregazione generale del Sinodo diocesano: sono infatti convenuti a Roccaporena, sabato 26 e domenica 27, le centinaia di sinodali per questo che è stato il terzultimo appuntamento nel cammino dei lavori. Dopo l’approvazione, nelle congregazioni precedenti dei primi tre documenti (il mondo dei giovani, l’istanza della carità e l’amministrazione dei beni ecclesiastici), nell’ultima tornata siamo andati proprio al centro dell’intera problematica: “essere santi (VIII Circolo minore), essere Chiesa”; base irrinunciabile di qualsiasi attività ecclesiale, quale contemplata negli altri documenti, sia quelli già studiati, votati e regolarmente promulgati da mons. Arcivescovo, sia quelli ancora in preparazione, e cioè i due sulla ministerialità nella Chiesa e l’evangelizzazione, sia gli ultimi due sul culto e la liturgia che sulla famiglia, il problema chiave di tutta la vicenda attuale. Si può prevedere che nel corso dell’anno avremo ancora due congregazioni generali, aprile e settembre, giungendo così al termine dei lavori. Con l’anno 2002/2003 avranno inizio i piani pastorali in applicazione dell’intera normativa sinodale.Fondamentali resteranno appunto i due documenti approvati sabato e domenica scorsi Anzitutto la “santità”. Alla base sono due concetti rivoluzionari, nel senso migliore del termine santità e vivere secondo il principio ontologico e dinamico della natura di partecipazione della divinità che si determina in noi con il Battesimo. E battezzati siamo tutti, naturalmente i cristiani. Ma anche tutti gli altri, nel progetto divino, sono chiamati al Battesimo.Nel corso dei secoli i santi, riconosciuti come tali, sono stati migliaia e migliaia, ciò non significa però che ci sia anche un sol uomo esentato dal vivere questa meravigliosa levitazione della sua natura che, in Cristo, è sollevata a altezza divina. Il che non vuol dire eventi straordinari, quanto piuttosto sul giudizio di una vita ordinaria vissuta però a livello straordinario, cioè nell’amore e nella dedizione a ogni fratello, sull’esempio di Cristo. Ma come, praticamente? Su questo si è diffuso il documento dell’VIII Circolo minore di cui, in questa sede, non possiamo che accennare alcuni capitoli fondamentali: il primato della Parola di Dio e della preghiera, la formazione della coscienza cristiana e di una positiva integralità morale nello spirito soprattutto delle beatitudini. Subito dopo però l’assunzione e l’esercizio della responsabilità nella società e nella Chiesa. Chiesa e territorio è appunto l’argomento studiato dal I Circolo minore, sia a livello biblico teologico – siamo un Popolo in cammino, non molecole vaganti in una confusa e caotica polverizzazione che finisce per annullare il progetto divino. Siamo il “corpo di Cristo”, che ha una sua unità nel vario corrispondersi delle membra, secondo l’immagine della Scrittura. Ed ecco allora la ricerca e la definizione anche storica di questa nostra Chiesa particolare di Spoleto-Norcia, incarnata in una ben precisa società che giunge a noi da secoli, e che si protende oggi nel terzo millennio con una ben precisa missione: pace fra cielo e terra, pace fra tutti gli uomini, pace fra cielo e terra. Questa pace, dono di Dio e compito quotidiano dell’uomo riassume ogni altra possibile finalità, al di là della stessa persona umana, poiché la persona stessa trova la sua identità nel rapporto con l’altro. Occorre andare ben al di là di un Cristianesimo di accatto, fatto di particucce devozionali, in un falso intimismo in cui ci isola da quei fratelli cui siamo inviati per una “comunione” che ci accomuna nel Cristo, sull’immagine della Trinità che è insieme unico Dio e pluralità di persone nella relazionalità unificante. Il documento studia appunto la Chiesa coma interazione di soggetti collettivi via via più larghi, dal piccolo centro sparuto di montagna alla parrocchia, all’unità pastorale e forania (aggregazione di parrocchie nel comprensorio e nella zona di confini più ampi), fino alla diocesi e alla stessa Chiesa universale. La parola d’ordine deve essere “Insieme”. Ma come? E’ su questo che si diffonde il Documento. Questa volta il Relatore è stato lo stesso nostro arcivescovo mons. Riccardo Fontana, trattandosi di argomento che richiedeva una sicura conoscenza del territorio, da nessuno così ben conosciuto come da lui. Solo così siamo potuti giungere alla definizione di una identità da conservare, da promuovere. Siamo una grande Chiesa, ma sempre in cammino. Nulla di generico o di vago. Quando il documento sarà pubblicato, ognuno potrà constatarlo.
Congregazione generale del Sinodo diocesano
Si è svolta a Roccaporena
AUTORE:
A. R.