Un tempo per la memoria

Sono state giornate cariche di emozioni per le tante manifestazioni che si sono svolte per tener viva la memoria della tragedia consumata durante la seconda guerra mondiale. Una mano efficace per non dimenticare è stata data dalla televisione con la trasmissione in due puntate del film su Perlasca, un eroe e un giusto rimasto sconosciuto alla pubblica opinione fino ai nostri giorni. L’ esercizio della memoria, come ha detto il vero Perlasca in un’intervista di Minoli, serve per non ripetere gli errori del passato. E’ stato un esercizio della memoria anche l’avvenimento del 24 gennaio ad Assisi. Dietro a tutto il discorso c’era la preoccupazione di ricordare, per superarli, i tempi in cui le religioni si guardavano con sospetto, si consideravano come una vicendevole minaccia ed erano pronte a giustificare le guerre “giuste” in nome della propria fede. Il grido del Papa è stato “mai più”. Guardare al passato per programmare un futuro diverso. Alla memoria nostalgica di coloro che considerano il passato sempre migliore del presente, si va sostituendo un ricordo dolorante per i delitti, le colpe, le stragi compiute per comprenderne le ragioni e stroncarne le radici. C’è in questo esercizio il pericolo che insieme ai ricordi permangano anche i rancori e l’odio. E’ un rischio fondato, perché sono passati davanti ai nostri occhi fatti talmente disumani che non possono essere facilmente redenti da qualche razionale e laica interpretazione. Pensiamo a quello che è successo agli ebrei ad opera dei nazisti e dei loro alleati. Dovremmo mettere nel conto anche altre stragi, sempre ad opera dei nazisti e quelle ad opera di altri sistemi ideologici e politici come quello dominante nell’Unione sovietica e satelliti fino al 1989. Senza dimenticare le altre atrocità avvenute dopo, fino a ieri, vicino all’Italia, in Algeria, in altri Paesi africani nella ex Jugoslavia, in estremo oriente fino alla tragedia di New York e la conseguente guerra in Afghanistan che si sta espandendo in altri paesi. Si deve ricordare di che cosa è capace l’essere umano accecato dall’odio e fanatizzato da un potere distruttivo e da qualche sorta di fondamentalismo. Con questo termine si intende la pretesa di imporre anche con la forza le idee religiose o politiche, la propria ideologia o altro (fondamentalismo economico ad esempio). E’ impensabile come uomini che si ritengono illuminati e hanno accesso alle prime pagine di giornali possano qualificare l’insegnamento di un Papa sul matrimonio con il fondamentalismo talebano (Ostellino sul Corriere della sera del 29 gennaio), oppure i radicali che hanno tenuto una conferenza stampa proprio ad Assisi il 24 gennaio per denunciare un presunto fondamentalismo del Vaticano. Credere fino in fondo alle proprie idee, professarle coerentemente e proporle agli altri nel rispetto della dignità e libertà delle persone, questo non è fondamentalismo. Altrimenti anche san Francesco lo era e tutti i martiri della storia. Alla memoria deve far seguito anche l’intelligenza che consiste nella capacità di distinguere e definire le cose per quello che realmente sono, senza confusioni. La memoria piuttosto va esercitata da parte di tutti sulle cause di tante tragedie che sono da attribuire oltre che agli esecutori delle stragi ai cattivi maestri, i profeti del nulla, coloro che additano agli uomini solo una vuota libertà senza dare il giusto peso al senso di responsabilità.

AUTORE: Elio Bromuri