Alla Collegiata arriva il nuovo parroco don Angelo Nizi

Trevi / Due mesi fa la scomparsa improvvisa del priore-parroco don Pietro

Grande giornata a Trevi, proprio alla vigilia del Natale, domenica 23 dicembre, quando qualcuno pensava che, dopo due mesi di attesa in seguito alla scomparsa del priore-parroco don Pietro Pantalla, stroncato il 26 ottobre da un malore improvviso, la parrocchia sarebbe rimasta ugualmente sprovvista e in lutto. Eppure era da capire: nessuna precipitazione per una parrocchia così importante, nello stesso tempo però nessun ritardo. Nei primi secoli della Chiesa Trevi aveva avuto perfino un vescovo, Emiliano, giunto dall’Oriente, già famoso a Spoleto e richiesto dalla gente trevana per averlo come pastore. Ed Emiliano non smentì certo la fama, come vescovo di questa terra ove, qualche decennio prima, aveva lavorato Feliciano ai tempi di papa Vittore. Tempi eroici di quel cristianesimo “onde Cristo è romano”. E, come Feliciano, anche Emiliano fu grande nelle opere e glorioso nel martirio. Decapitato sotto Diocleziano, restò poi nei secoli acclamato e invocato dai trevani come il grande Patrono che ne avrebbe assicurato la storia. A lui fu intitolata la basilica che ne accolse poi le spoglie, in stretto legame con Spoleto ove quelle spoglie erano state, secondo la tradizione, rinvenute. A partire specialmente dal Seicento, il territorio tutt’intorno, fin giù nelle piana, trovò nel nome di sant’ Emiliano la sua unità: una Chiesa che, pur tra gli ostacoli, proseguì decisa nel suo cammino, fino all’Ottocento nel quale ben tre furono contemporaneamente i giovani che avrebbero poi avuti gli onori degli altari, da S. Antonino Fantosati, vescovo missionario e martire in Cina nel 1900, al beato Placido Riccardi, benedettino, e al beato don Pietro Bonilli, che per 35 anni fu parroco a Cannaiola di Trevi, prima di essere trasferito alla cattedrale di Spoleto, l’Apostolo della Famiglia, fondatore delle suore della S. Famiglia. E proprio da Cannaiola, ove è stato parroco per vari anni, dopo il suo primo sacerdozio a Montefalco, è giunto a Trevi il nuovo priore parroco, don Angelo Nizi, non certo ignoto a quanti, anche al di fuori della nostra diocesi, hanno una certa familiarità con Radio Maria, ove più volte è felicemente intervenuto con una serie di interviste proprio sul beato Bonilli. Don Angelo, ancora abbastanza giovane, sulla cinquantina, viene promosso all’antica città vescovile proprio nel venticinquesimo del suo sacerdozio. Certo, partire è un po’ morire, tanto per chi parte che per chi resta, ed è stato così tanto per lui che per i suoi di Cannaiola. Ma un prete non può per ripercorrere le orme del Cristo: morire e risorgere. Abbiamo capito il suo dramma, come pure la sua fede ascoltandolo al termine della celebrazione: chiarezza di concetti, sicurezza di parole, come di chi sa e non si perde assolutamente. Discorso breve, quanto incisivo e profondo. A due giorni appena dal Natale, nella Chiesa così ricca di storia e di arte, tutta nuova come la biblica sposa il popolo si è affollato festante. Ancora in piedi le impalcature esterne, quasi a simbolo di un lavoro che mai si arresta: proprio come per quella Chiesa dello spirito di cui parla san Pietro. Una tradizione dunque da raccogliere e un frutto da costruire: è stato proprio il tema affrontato dall’arcivescovo, mons. Riccardo Fontana che ha presieduto il rito: all’inizio del Terzo Millennio, nello spirito dell’ecclesiologia conciliare di comunione, nel segno della collegialità: all’interno, con gli organi di partecipazione con il debito spazio ai laici, all’esterno con i numerosi raccordi di Unità pastorale e di Forania, polarizzati all’intera realtà diocesana della Chiesa particolare. L’Arcivescovo ha voluto che al termine si unissero a lui nella benedizione, non solo don Angelo ma i sacerdoti tutti dell’Unità pastorale. Né dimenticheremo che Trevi è anche la città di Maria che, proprio alle pendici del colle, alla fine del Quattrocento, versò lacrime di sangue da una sua venerata immagine, come attesta un notaio del tempo: proprio là ove fu eretto il santuario delle Lacrime, e sorse poi, all’inizio del Novecento, l’Istituto medico “Pedagogico” con le suore appunto del “B. Pietro Bonilli”. Trevi: città del carisma, con i due monasteri delle Benedettine e delle Clarisse, nonché il convento dei Minori osservanti di S. Martino che fu già di Antonino Fantosati. Auguri, don Angelo: è una bella eredità, anche se non certo leggera. Ma di santi lassù non ce n’è uno soltanto! Puoi esser sicuro.

AUTORE: A.R.