La storia de La Voce potrebbe essere raccontata come una successione di scelte che segnano dei passaggi – delle svolte, scrive il direttore nella pagina accanto – nella vita della comunità ecclesiale dell’Umbria. Fin dalla nascita, e non solo successivamente. Nel 1953, infatti, la scelta delle 14 diocesi umbre di unirsi per realizzare un comune settimanale diocesano matura all’interno di una strategia di impegno pastorale più vasta che porta alla decisione di chiudere le testate diocesane esistenti (tra queste Il Segno di Perugia e la stessa Voce Cattolica di Città di Castello della quale resta, in parte, il nome).
Fu una scelta decisamente in controtendenza rispetto ai campanilismi allora come oggi fortemente radicati nella cultura umbra, e l’unica diocesi a non aderire al progetto fu Foligno che non se la sentì di abbandonare la Gazzetta regolarmente pubblicata dal 1886 e il più antico dei settimanali diocesani.
La “svolta”, prima di tutto pastorale, non fu decisa a cuor leggero. Sollecitata da papa Pio XII preoccupato della penetrazione dell’ateismo comunista nelle masse contadine e operaie del tempo, maturò in un grande convegno ecclesiale regionale in cui si decise di unire le forze e i propri mezzi di comunicazione. Il primo numero del nuovo settimanale comune La Voce uscì il 13 dicembre 1953. Sotto la direzione di mons. Pietro Fiordelli fa subito sentire il suo peso, ma appena un anno dopo con la sua nomina a vescovo di Prato, si profila una nuova svolta con il cambio del direttore. Gli succede mons. Antonio Berardi, parroco di Fossato di Vico e collaboratore della prima ora, che negli anni estende la diffusione del giornale in molte diocesi italiane con la formula delle “edizioni separate”, fino al giorno della sua morte, giunta improvvisa l’8 novembre 1972.
Il 1972 è anche l’anno in cui arriva nella Chiesa umbra mons. Cesare Pagani artefice della seconda “fondazione” del giornale e della nascita della radio diocesana Radio Augusta Perusia, oggi Umbria Radio, che giungerà in porto nel 1983 quando i vescovi umbri decidono di tornare alla formula originaria dell’unico settimanale per le diocesi umbre. Anche l’assetto proprietario segna una svolta innovatrice: i vescovi decidono di dare vita ad una società per azioni lanciando una campagna di azionariato popolare il cui scopo è sì di raccogliere fondi ma ha di fare de La Voce il giornale della comunità.
Mons. Elio Bromuri, sacerdote della diocesi perugina all’epoca insegnante di Filosofia al Liceo cittadino, è chiamato alla direzione del giornale. Il primo numero del nuovo corso esce con la data del 1 gennaio 1984 ed è stampato sulla rotativa acquistata appositamente, la prima e per diversi anni l’unica in regione. Il giornale ha 16 pagine delle quali 7 sono affidate ai corrispondenti diocesani (1 per ogni diocesi esclusa Foligno) mentre la redazione regionale è composta da giovani laici (Luca Diotallevi di Terni oggi docente universitario di sociologia, Marco Tarquinio di Assisi oggi direttore di Avvenire, e Maurizio Maio di Città di Castello ai quali ben presto si aggiunge Daris Giancarlini affermato giornalista all’Ansa di Perugia) e da don Antonio Santantoni.
Il nuovo direttore non è ancora iscritto all’albo dei giornalisti e così, per i primi due anni necessari per l’iscrizione, è direttore responsabile un’altra firma nota del giornalismo cattolico, mons. Remo Bistoni.
Negli anni che seguono cambiano sia gli assetti societari che le collaborazioni ma il settimanale prosegue sulla linea editoriale indicata sulla prima pagina del primo numero del 1984 negli editoriali dell’editore, a firma del vescovo Carlo Urru, e del direttore.
Nel 1993 La Voce celebra i 40 anni della fondazione ospitando il convegno nazionale della Federazione dei settimanali cattolici. È un grande evento che ha eco sulla stampa nazionale per il dibattito dei direttori dei settimanali cattolici con il segretario del Partito Popolare Mino Martinazzoli.
Un anniversario che coincide con la “svolta” politica e sociale di un’Italia e di un mondo cattolico “orfani” della Dc.
Molte sono le firme che negli anni arricchiscono il settimanale e grandi sono i cambiamenti tecnologici che hanno portato tra l’altro La Voce ad essere, nel 1994, tra i primissimi giornali in Italia ad essere presenti in internet con il proprio sito web www.lavoce.it, e il webmaster Massimo Cecconi riceve, via e-mail, le congratulazioni del direttore dell’Unità Valter Veltroni.
Gli anni ’90 sono gli anni dell’evoluzione tecnologica che cambia anche il modo di fare il giornale: entrano in redazione i primi personal computer a sostituire le macchine da scrivere e ben presto anche la fotocomposizione passa dalla tiporafia alla redazione, gli articoli dei corrispondenti arrivano sempre meno con i “fuori sacco” postali e sempre più con il fax e infine con le e-mail.
Il processo si conclude nel 2003, in occasione del 50° de La Voce con il passaggio alla stampa a colori di alcune pagine.
Con la produzione del giornale in sede inizia anche la produzione editoriale come casa editrice con la pubblicazione di libri di vario genere di autori locali. Nel 1994 inizia la pubblicazione degli opuscoli proposti ai parroci quale segno da portare nelle famiglie nelle benedizioni pasquali.
La Voce si fa presente nei più importanti eventi ecclesiali (dalle visite dei Papi agli ingressi dei nuovi vescovi ai convegni pastorali regionali) con edizioni speciali a grande diffusione.
Trenta anni dopo La Voce ha mantenuto la struttura di fondo fatta di una redazione centrale e redazioni diocesane.
Tra i collaboratori ci sono state e ci sono firme che offrono la loro collaborazione in spirito di volontariato e infine, ma non ultimo, gli stessi vescovi dal 2003 sono presenti settimanalmente in pagina con un loro intervento che sul sito web abbiamo chiamato “Parola di vescovo”.
Infine nel 2012 si rinnova anche il sito web www.lavoce.it che diventa multimediale e interattivo. È la nuova “svolta” di una comunicazione che negli ultimi trent’anni è cambiata radicalmente ponendo ai media tradizionali come il giornale, la radio e la televisione, la grande sfida dell’integrazione con il web e il digitale. È la “svolta” tecnologica e culturale non ancora risolta.
La Voce è entrata nel futuro con tutto il patrimonio che viene dalla sua storia e dal suo essere il giornale della comunità cristiana dell’Umbria.