Come cambiò La Voce nel 1984? Più che un cambiamento fu un nuovo inizio. Solo con la svolta del 1984 La Voce ha acquistato l’aspetto e la dimensione di un giornale regionale. Regionale non (solo) nel senso che la sua diffusione è regionale, ma nel senso che esprime un punto di vista regionale nella scelta delle notizie, nei temi, nei commenti.
Nei suoi primi trent’anni (dal 1954) La Voce era stata, piuttosto, un giornale interdiocesano, ma più precisamente non era un giornale solo; era una catena di tanti piccoli giornali diocesani, che avevano alcune pagine in comune (quelle che trattavano i temi di carattere generale) e altre, quelle locali, diverse per ciascuna delle tante edizioni. I lettori si interessavano essenzialmente delle pagine locali, perché lì trovavano le notizie e i commenti che riguardavano il loro territorio e la loro comunità.
Chi abitava a Perugia riceveva La Voce con la cronaca di Perugia; chi stata a Terni quella con la cronaca di Terni; così, nessuno poteva sapere nulla di ciò che accadeva nelle comunità diverse dalla propria, anche ammettendo che ne avesse avuto il desiderio. Le pagine “generali” (cioè quelle che venivano stampate per tutte le edizioni) teoricamente potevano leggerle tutti; in realtà, credo, non le leggeva quasi nessuno. Non avevano, per lo più, un contenuto di fatti e notizie di attualità; comunque non di interesse regionale.
Il giornale era diffuso non solo in Umbria, ma anche in altre diocesi, anche di regioni lontane; quindi la parte generale doveva essere buona per tutti, ma in fondo non attraeva nessuno. Anche perché molte volte i testi non erano originali, ma ripresi da agenzie o da altre pubblicazioni più importanti.
La nuova formula inaugurata nel 1984, invece, ha “inventato” la fisionomia regionale della testata. Cerca di dare al lettore la consapevolezza di far parte di una comunità (quella regionale, appunto) che va oltre la dimensione paesana e diocesana. Le pagine locali ci sono sempre ma (ecco la novità) sono stampate tutte una di seguito all’altra; il lettore è invitato ad informarsi anche di ciò che accade nelle città diverse dalla sua. Questa, poi, è solo la seconda parte del giornale; la prima parte è quella schiettamente regionale, nelle notizie e nei commenti, ed è anche originale e attuale, settimana per settimana. È originale e regionale persino il commento al Vangelo della domenica, perché è curato da autori della nostra regione (a seconda dei periodi, uno dei Vescovi, oppure un teologo o un biblista delle nostre chiede locali, o, come adesso, da una coppia di coniugi impegnati nella pastorale). In questo modo il giornale nasce dalla comunità e si rivolge alla comunità. Questa è l’esperienza dei trent’anni che si stanno compiendo.