Dall’ambone modesto della chiesa di S. Marta o dalla finestra che dà su piazza S. Pietro, nelle feste di san Giovanni Evangelista, dei santi Innocenti, dei beati Giuseppe Pawlowski e Casimiro Grelewski, non lo omette mai, quell’appello: “Andate verso le periferie!”.
Ma da che dipende questa specie di ossessione di Papa Francesco, questo invito sempre più pressante perché perdiamo la faccia là dove l’umanità di un uomo a qualsiasi titolo è umiliata?
Dipende dalla vecchiaia, che porta a ripetere sempre le stesse cose? Ma per definire “vecchio” Papa Bergoglio ci vuole un coraggio da leoni, o piuttosto un cervello da gallina.
Dipende dal fatto che questo giovanotto di 78 anni tra le attività di… routine della Chiesa intende privilegiare la Caritas piuttosto che la catechesi o i sacramenti? Gnaffe. I suoi appelli sono sempre la parte centrale di una catechesi molto più vasta, e il mistero di Dio nei suoi sacramenti è sempre il punto di partenza e il punto d’arrivo del suo discorso.
Io credo che, dopo i secoli dell’intransigentismo più rigoroso della Chiesa nei confronti della cultura delle autonomie, colpevole – secondo la Chiesa di allora – di aver maturato il primato dello Stato democratico su quello assolutista e di aver detto che, se anche viene da Dio, il potere risiede nel popolo, il Concilio ecumenico Vaticano II prorio su questi temi ha finalmente riconciliato la Chiesa con il mondo.
Ma un’altra domanda rimaneva inevasa: che cosa si attende il mondo dalla Chiesa?
E qui si inserisce la grande lezione di storia che ci ha dato lo studioso inglese Eric Hobsbawm, che ha analizzato in un volume intitolato Il secolo breve quello che è successo nel 1900 o – meglio – tra il 1914 e il 1989, tra l’inizio della guerra dei trent’anni (la Prima guerra mondiale e la Seconda, tra le quali non c’è soluzione di continuità) e la caduta del muro di Berlino / disfacimento dell’Urss (due facce della stessa maglia), fine di quarant’anni di guerra fredda, con un primo ventennio di spropositata floridezza e un secondo ventennio di crisi totale.
È successo che il mondo ha smarrito il senso di se stesso. La gente vive in un eterno presente, senza futuro e senza passato. Gli uomini di cultura non si azzardano a parlare del futuro.
In questo contesto, Papa Francesco propone di ricominciare da capo, dal riconoscimento cordiale della nostra stessa umanità presente in chi ci vive vicino e in chi vive lontano da noi, in tutti i sensi, cominciando però con coloro nei quali questa umanità è stata umiliata dall’anonima crudeltà della storia o dalla cosciente crudeltà degli uomini. Secolo XX: 187 milioni di mortammazzati.
Un compito immane, ma indilazionabile.