Per sognare il sogno di Dio

Commento alla liturgia della Domenica “FIRMATO” Famiglia IV Domenica di Avvento - anno A

Sognare il sogno di Dio! Entriamo in questo Vangelo in punta di piedi, con la semplicità di un bambino che accoglie un dono tanto immeritato quanto sorprendente, al di sopra di ogni immaginazione e aspettativa umana. L’evangelista Matteo racconta il maggior paradosso dei misteri della nostra fede come fosse la cosa più naturale e ordinaria della vita.

“Così fu generato Gesù Cristo” come a dire che l’Infinito diventa finito, l’Incommensurabile esiguo, il Padrone del tempo e della storia, precario e passeggero, il Verbo di Dio un bimbo che non sa parlare. Un angelo annunzia questo straordinario evento a una coppia di sposi, prima a Maria, poi a Giuseppe. Non è il marito a essere informato per primo, ma la donna, e il motivo può essere dovuto al fatto che Dio preferisce dare inizio alle Sue opere partendo sempre da quelli che il mondo considera i meno favoriti e i meno influenti, “perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi” (2 Cor 4,7).

La grandezza di Maria sta proprio in questa sua consapevole piccolezza, così insignificante all’occhio umano, ma così piena di significato per Dio. È la donna libera per eccellenza, non vincolata da criteri e convenzioni umane; si fa “serva del Signore” senza essere asservita a nessun uomo. Giuseppe viene informato da lei a cose fatte, ed è ragionevole e giusto il suo disagio davanti a ciò che appare irragionevole e sconveniente. Davanti a questo annuncio, è costretto a riorganizzare la sua vita, rivedere i suoi progetti, dare una risposta equa ai rigidi criteri morali del suo tempo. Possiamo solo immaginare la rivoluzione che avviene nel cuore di quest’uomo: le vie del suo intimo sono talmente aggrovigliate da dubbi e pensieri che, per parlargli, Dio si fa largo tra i meandri della coscienza onirica, lo raggiunge in sogno attraverso la voce di un angelo: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa.

Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito santo”. Dio si propone con un progetto nuovo, una vocazione più grande di quella ipotizzata da Giuseppe; gli offre un compito esclusivo nel suo piano di salvezza: accogliere il Messia e sua madre. Il sonno di Giuseppe sembra più una meditazione che un oblio: non è ripiegamento, ma apertura al Trascendente, una preghiera, un ascolto che lo fa capace di sognare i sogni di Dio. Non si ribella, non avanza pretese né come sposo, né come diretto discendente di Davide; non si sente umiliato o messo in secondo piano rispetto al compito principale dato a Maria nel progetto salvifico, ma si fa obbediente -“fece come gli aveva ordinato l’angelo” – e dona al bambino una copertura giuridica. Giuseppe non è un osservante puntiglioso della legge, ma un uomo giusto secondo il cuore di Dio, ovvero un uomo che sa amare la persona prima della norma.

Il confronto con Acaz, re di Giuda, è stridente e istruttivo: lo sposo della Vergine crede alla parola dell’angelo e diventa casa, legame di comunione con il Figlio di Dio che è la porta per il Cielo. Acaz invece rifiuta il “segno” offerto dal profeta Isaia, non accetta di alzare lo sguardo e continua a condurre i suoi traffici secondo una logica tutta terrena e carnale che porterà divisione e rovina al suo regno. Non c’è uomo o donna a cui Dio non domandi un compito unico e irripetibile nel piano della salvezza. San Paolo parla di se stesso come di “un apostolo per vocazione, prescelto per annunciare il vangelo di Dio” così come ciascun battezzato è chiamato a partecipare alla vita divina sognando il sogno di Dio, e non il proprio!

C’è da chiedersi allora quali siano i desideri e i progetti che coltiviamo nel nostro cuore; se c’è davvero posto per il Cielo nella nostra vita; se siamo capaci di formulare un semplice atto di fede che renda possibili tutti i sogni che facciamo, sogni mirabili – non sotto, ma sopra di noi.

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AUTORE: Maria Rita e Gianluca Carloni Pastorale familiare Pg