Mercoledì, all’udienza generale, Papa Francesco ha svolto l’ultima catechesi sulla professione di fede, trattando l’articolo “Credo la vita eterna” (testo completo su www.vatican.va).
In particolare si è soffermato sul giudizio finale, “ma – ha subito detto – non avere paura!… Quando pensiamo al ritorno di Cristo e al suo giudizio finale… percepiamo di trovarci di fronte a un Mistero che ci sovrasta, che non riusciamo nemmeno a immaginare. Un mistero che quasi istintivamente suscita in noi un senso di timore, e magari anche di trepidazione. Se però riflettiamo bene su questa realtà, essa non può che allargare il cuore di un cristiano e costituire un grande motivo di consolazione e di fiducia”.
Come i primi cristiani – ha aggiunto – anche noi dobbiamo desiderare “l’abbraccio di Gesù, che è pienezza di vita, è pienezza di amore. Così ci abbraccia Gesù! Se pensiamo al giudizio in questa prospettiva, ogni paura e titubanza viene meno e lascia spazio all’attesa e a una profonda gioia: sarà proprio il momento in cui verremo giudicati finalmente pronti per essere rivestiti della gloria di Cristo, come di una veste nuziale, ed essere condotti al banchetto, immagine della piena e definitiva comunione con Dio”.
Francesco ha poi proseguito: “Un secondo motivo di fiducia viene offerto dalla constatazione che, nel momento del giudizio, non saremo lasciati soli… Che bello sapere che in quel frangente, oltre che su Cristo, nostro Paràclito, nostro avvocato presso il Padre (cfr 1Gv 2,1), potremo contare sull’intercessione e sulla benevolenza di tanti nostri fratelli e sorelle più grandi che ci hanno preceduto nel cammino della fede, che hanno offerto la loro vita per noi e che continuano ad amarci in modo indicibile!”.
“Un’ulteriore suggestione – ha detto – ci viene offerta dal Vangelo di Giovanni, dove si afferma esplicitamente che ‘Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui…’ (Gv 3,17-18). Questo significa che il giudizio ‘finale’ è già in atto, incomincia adesso, nel corso della nostra esistenza. Tale giudizio è pronunciato in ogni istante della vita, come riscontro della nostra accoglienza con fede della salvezza presente e operante in Cristo, oppure della nostra incredulità, con la conseguente chiusura in noi stessi”.
A braccio ha aggiunto: “Ma se noi ci chiudiamo, noi stessi, all’amore di Gesù, siamo noi stessi che ci condanniamo. Siamo condannati da noi stessi! La salvezza è aprirsi a Gesù e lui ci salva. Se siamo peccatori – tutti, tutti lo siamo, tutti! – chiediamo perdono e andiamo con la voglia di essere buoni, il Signore ci perdona. Ma per questo dobbiamo aprirci all’amore di Gesù, che è più forte di tutte le altre cose. L’amore di Gesù grande! L’amore di Gesù è misericordioso! L’amore di Gesù perdona! Ma tu devi aprirti e aprirsi significa pentirsi, lamentarsi delle cose che non sono buone che abbiamo fatto”.
“Il Signore Gesù – ha concluso – si è donato e continua a donarsi a noi, per ricolmarci di tutta la misericordia… Non stanchiamoci, pertanto, di vigilare sui nostri pensieri e sui nostri atteggiamenti, per pregustare fin da ora il calore e lo splendore del volto di Dio – e quello sarà bellissimo! -, di quel Dio che nella vita eterna contempleremo in tutta la sua pienezza”.
Poi a braccio: “Avanti! Avanti, pensando a questo giudizio che comincia adesso. È incominciato… Avanti, facendo che il nostro cuore sia aperto a Gesù, alla sua salvezza. Avanti, senza paura, perché l’amore di Gesù è più grande, e se noi chiediamo perdono dei nostri peccati, Lui ci perdona. È così Gesù! Avanti con questa certezza, che ci porterà alla gloria del cielo”.