Nella sala del Dottorato, insufficiente per contenere il numero dei presenti, il teologo Bruno Forte, presentato da don Elio Bromuri, ha tenuto una relazione su “La sfida di Dio dove ragione e fede s’incontrano”, giovedì 22. In mattinata don Forte aveva tenuto un seminario all’Università, nella sede del dipartimento di Filosofia, invitato dal prof. Aurelio Rizzacasa, in un confronto tra filosofia e teologia della storia.E’ stata non una semplice conferenza, ma un importante avvenimento culturale, che ha messo in evidenza la sete che molti, soprattutto giovani, oggi manifestano nei confronti della ricerca religiosa. Don Bruno, a proposito, ha citato Cacciari che si è domandato: perché quando parlo di politica non viene nessuno e quando noi due parliamo di Dio viene tanta gente? Ma come parlare di Dio se egli ci trascende? Per rispondere a questa domanda il relatore ha proposto un suggestivo itinerario mentale percorrendo la vicenda della ragione illuministica che pretende di comprendere tutto e di spiegare tutto divenendo assoluta e violenta, producendo ideologie quali il nazismo e il socialismo e movimenti distruttivi che hanno segnato il fallimento della ragione stessa. Ciò ha comportato la sfiducia nella possibilità di affrontare i grandi temi dell’esistenza e di perdere la visione del senso della vita. La tragedia del pensiero contemporaneo, infatti, non è la perdita di Dio, ma la perdita della stessa interrogazione sulla sua esistenza, l’indifferenza per le questioni ultime e decisive. E’ la vicenda del pensiero contemporaneo che si nutre di nichilismo e si denomina appunto “pensiero debole”. Si era voluto catturare il mistero di Dio con la ragione, poi si è caduti nella notte priva di ogni spiraglio di luce. E allora cosa ha da dire il teologo? Bruno Forte ha caratterizzato il teologo, e se stesso, come colui che è perdutamente innamorato di Dio ed è consapevole che egli può insegnare teologia perché, come ha detto Kierkegaard, “un altro è morto per lui sulla croce”. La riflessione teologica e anche la ricerca della ragione deve partire dal sentirsi ferita e lacerata dal dolore e dalla morte e riflettere su Colui che ha tanto amato il mondo da consegnare alla morte il suo stesso Figlio. Questa è la domanda seria e ineludibile dalla quale scaturisce una ricerca senza fine. Non sarà certo la ragione sicura e orgogliosa di se stessa che potrà dare risposte, se non riconoscerà il suo limite e si metterà in ascolto della parola che esce dall’infinito silenzio e ritorna nel silenzio dell’adorazione e della contemplazione. Ha poi enucleato i caratteri della fede servendosi dell’esperienza di Carol Wojtyla: una fede mistica, pensata e responsabile. La vicenda della ragione dunque non si svolge nella luce piena del giorno né nel tragico buio della notte o come vogliono altri nel crepuscolo che prelude alla morte, ma nell’aurora che precede il mattino della risurrezione. Parlando e scrivendo di questi caratteri della teologia di Wojtyla, espressa anche nella Fides et ratio, è sembrato che Bruno Forte descrivesse la sua teologia, quella che ha elaborato negli otto volumi della Simbolica ecclesiale, nei primi due volumi della Dialogica e in molti altri libri che sono usciti dalla sua penna e dal suo inesauribile impegno di ricerca e di appassionata testimonianza di fede. Un’informazione più adeguata del suo pensiero si può trovare nel libro appena pubblicato da Mondatori, La sfida di Dio, dove ragione e fede s’incontrano.
Don Bruno Forte a Perugia
La sfida di Dio. Dove ragione e fede si incontrano
AUTORE:
Elio Bromuri