Una sorta di “summa” dello stile del pontificato, e della conseguente idea di Chiesa, con un accento particolare sulla gioia come requisito essenziale per il cristiano.
È l’esortazione apostolica di Papa Francesco, Evangelii gaudium (La gioia del Vangelo), nelle parole di mons. Ignazio Sanna, membro della Commissione episcopale Cei per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi.
Il Papa, ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha lavorato all’esortazione apostolica – 220 pagine – “di sua mano”, ad agosto, al ritorno da Rio e prima dell’inizio degli impegni autunnali. Nel testo, fa notare mons. Sanna, “non si parla mai di nuova evangelizzazione, ma solo di evangelizzazione”, con l’invito a portare il Vangelo agli uomini di oggi sine glossa, senza aggettivi.
Tra i gesti concreti che possiamo aspettarci dal Papa, secondo l’arcivescovo, la valorizzazione del ruolo delle donne “anche là dove si decide, nella Chiesa e nella società”. All’attenzione dei Vescovi, invece, la “salutare decentralizzazione” chiesta da Papa Francesco nel senso della collegialità e sinodalità, tramite la “revisione” del ruolo delle Conferenze episcopali.
Mons. Sanna, qual è la sua prima impressione sull’esortazione apostolica?
“È un documento leggibile, molto semplice, diretto, immediato: non c’è il plurale maiestatis, né la ricerca di citazioni dotte. Papa Francesco cita quasi sempre i Papi che lo hanno preceduto, in particolare Paolo VI, spessissimo la Evangelii nuntiandi. Le espressioni che usa – per esempio quando dà consigli pratici sull’omelia – sono quelle delle omelie del mattino o delle catechesi: nell’esortazione apostolica vengono riprodotte tutte, segno che il Papa vi attribuisce molta importanza. Francesco insiste sulla gioia e sull’ottimismo: il Vangelo è vita e gioia, non un insieme di precetti. Riprende inoltre l’insegnamento del Concilio, quando esorta a una ‘gerarchia della verità’: dobbiamo andare all’essenziale, è il suo invito, mentre molte volte ci siamo fermati agli aspetti secondari. E l’essenziale è che Gesù è il Salvatore, Gesù è la gioia, Gesù è il Pastore; tutto il resto è secondario”.
Il Papa insiste sul tema della “riforma” della Chiesa, a vari livelli.
“Il Papa parte dalla parrocchia, chiedendole di essere sempre di più Chiesa tra la gente ed esortando a inserire i movimenti e le associazioni all’interno di una pastorale unitaria. Poi passa ai Vescovi, chiedendo loro di privilegiare gli organismi di partecipazione e di collaborare tutti a portare avanti uno stile di collegialità. Poi parla di una ‘conversione del papato’, rilevando che si è fatto poco, rispetto a quanto aveva chiesto Giovanni Paolo II in riferimento all’esercizio del Primato petrino. Rivaluta, infine, le Conferenze episcopali, addirittura attribuendo loro potere dottrinario e facendo riferimento agli statuti delle Conferenze episcopali regionali. L’ottica scelta dal Papa è, dunque, quella della ‘comunione’ della Chiesa, che non è fatta di singoli protagonisti”.
Francesco stigmatizza anche alcuni “vizi”, o meglio “tentazioni” degli operatori pastorali: quali sono quelli da cui guardarsi maggiormente?
“In primo luogo, quella che il Papa chiama ‘accidia pastorale’, cioè il senso di sfiducia nelle capacità dello Spirito, che è vita. Chi opera nella Chiesa non può lasciar andare avanti le cose per inerzia: deve imprimere un orientamento a queste. Altrimenti si cade nel relativismo pratico o nella mondanità spirituale. C’è un verbo, in spagnolo, a cui il Papa dà molto rilievo: primerear, prendere l’iniziativa. Nella storia, è Dio che ci precede, noi andiamo appresso a lui”.
“Chiesa in uscita”: così il Papa definisce la comunità ecclesiale. Come realizzare quello che chiama il “sogno missionario”?
“L’obiettivo, il sogno di Papa Francesco è una Chiesa aperta a tutti, anche a costo di essere ‘accidentata’, torna a ripetere. Una Chiesa che sappia trovare le parole giuste per le cose vere, che dica no alla ‘cultura dello scarto’, che tenga conto delle fragilità degli uomini. L’elenco che ne fa il Papa non dimentica nessuno, il suo è un atteggiamento di padre improntato alla misericordia di Dio, che non giudica. Quando parla di aborto, ad esempio, Papa Francesco dice prima di tutto che non bisogna aspettarsi che la Chiesa cambi la sua dottrina: se però ogni persona è sacra, non possiamo non trarne le conseguenze. Ciò significa che il compito della Chiesa non è solo presentare la dottrina, ma anche trovare il modo di accompagnare le persone, soprattutto dove sono più fragili ed esposte. Partendo dai poveri”.
Il documento: i sette punti-chiave
Evangelii gaudium è il titolo dell’esortazione apostolica di Papa Francesco (Clicca qui per scaricare il pdf o consultalo online su www.vatican.va). Nel testo, a più riprese, Papa Francesco fa riferimento alle Propositiones del Sinodo dell’ottobre 2012. I sette punti, raccolti nei cinque capitoli dell’esortazione, costituiscono le colonne fondanti della visione di Papa Francesco per l’evangelizzazione: la riforma della Chiesa in uscita missionaria, le tentazioni degli agenti pastorali, la Chiesa intesa come totalità del popolo di Dio che evangelizza, l’omelia e la sua preparazione, l’inclusione sociale dei poveri, la pace e il dialogo sociale, le motivazioni spirituali per l’impegno missionario.