L’uccisione barbara e brutale di Maria Grazia Cutuli, giovane siciliana di Catania, giornalista del Corriere della Sera, insieme ad altri tre giornalisti, avvenuta in Afghanistan ad opera di una pattuglia composta da sei sbandati sfuggiti ad ogni disciplina militare, oltre a dare una sensazione viva della tragedia che incombe anche in persone che sentiamo particolarmente vicine, ci dà la misura del disordine presente nel mondo. Mai che vi sia stato ordine, se non apparente. Ma oggi, dal modo come procedono le cose, sembra che il disordine sia generale e sovrastante. Un tempo anche la guerra comportava codici militari di comportamento abbondantemente saltati, oggi e nei precedenti conflitti a partire dalla seconda guerra mondiale. Rischiano la vita e rimangono vittime giornalisti, civili, operatori delle istituzioni internazionali umanitarie. E tutto ciò si aggiunge agli atti terroristici e alle operazioni di guerra. Non esiste alcun organismo di qualsiasi genere che possa garantire uno svolgimento passabilmente tranquillo delle vicende umane. E’ proprio qui che si inserisce la nuova iniziativa del Pontefice che chiama tutti alla preghiera e alla penitenza. Tutti e non solo i cattolici, tutti coloro che credono in Dio e interpretano la storia umana con criteri non solo materiali. Egli indica agli uomini del nostro tempo che la via della pace passa attraverso l’itinerario dei pellegrini della fede in Dio. Non passa attraverso le ideologie, che possono essere materialistiche, nazionalistiche e anche religiose, ma attraverso ciò che esse hanno di più originale e autentico: la preghiera sincera e fiduciosa. Questa è stata indicata dal Papa nella giornata del 24 gennaio. Non una giornata qualsiasi, essendo collocata dentro la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18 – 25 gennaio). Una settimana che ha una storia secolare ed esprime l’ansia dell’unità e della pace tra i cristiani e si va arricchendo da qualche anno con una giornata aggiunta, anzi, anticipata (il 17) dedicata agli ebrei ed ora aperta a tutte le religioni. Si può dire che, pur essendo, forse, una data scelta occasionalmente, possa significare un passaggio ideale: dalla preoccupazione per l’unità pan-cristiana alla necessità di una universale vera convinta riconciliazione tra tutti i credenti. La pace tra le religioni è condizione di pace tra le culture, le razze, i popoli. Le religioni, infatti, se vissute non strumentalmente come elementi di identificazione polemica, hanno i criteri e la forza per guidare le coscienze nelle scelte e nei comportamenti. Giovanni Paolo II ha indicato anche un’altra data, quella del 14 dicembre, il venerdì conclusivo del periodo di digiuno dei musulmani, il Ramadan. Anche i non musulmani digiunino in quel giorno. Un segnale di amicizia e di benevolenza verso i sinceri credenti della comunità islamica che in questo periodo soffrono per il comportamento di alcuni gruppi e persone che profanano e strumentalizzano la loro fede provocando su di essa il disprezzo del mondo. Scrivo queste righe la sera del 21, presentazione di Maria al tempio, giornata dedicata alle claustrali. Quelle persone sono un polmone di verde contro l’inquinamento spirituale provocato dal disordine del mondo. Della preghiera e del digiuno esse hanno fatto uno stile di vita, che è di richiamo per tutti.
Il disordine del mondo
AUTORE:
Elio Bromuri