Un prisma a tre facce: questa l/immagine che la parrocchia moderna, cellula della Chiesa del Concilio, ha di se stessa. Tre facce: Annuncio, Celebrazione, Testimonianza della carità. Tre facce per un unico prisma; se ne togliete una non è che il prisma rimanga monco, no, non esiste proprio più! Non è più nemmeno pensabile. Tre facce, tutte ugualmente vere, tutte ugualmente visibili: in teoria. Di fatto quasi sempre una di esse è scarsamente visibile, la terza. Nelle parrocchie la testimonianza della carità si riduce talvolta a episodiche raccolte di fondi. Talvolta s/incarna solo in quella carità diffusa e discreta, porta a porta, face to face, che è preziosa sia per chi la riceve, sia ( e più ancora) per chi la fa, ma… basta questo per dare ai poveri nella trama quotidiana della vita parrocchiale il posto e la visibilità che meritano? No, non basta. Questo dice il documento emanato il 29 giugno 2001 dalla Conferenza episcopale italiana, col titolo #$Comunicare il vangelo in un mondo che cambia#$ e sottotitolo Orientamenti pastorali dell/Episcopato italiano per il primo decennio del 2000. Al n. 65 si dice che quella che stiamo vivendo è l/ora di una nuova fantasia nella carità. È dunque la fantasia quella che manca, non le motivazioni, e nemmeno gli strumenti operativi. L/elemento innovativo è nella dinamica ascolto/condivisione: L/itinerario dall/ascolto alla condivisione per amore è la via che Cristo ci ha indicato, poiché Ai credenti è chiesto di prendere a cuore tutte le forme, nuove e antiche, di povertà, e di inventare nuove forme di solidarietà e di condivisione. Poi l/indicazione si fa ancora più stringente: Nel quadro di vari gesti di attenzione a tale testimonianza, sarebbe bello anche riprendere l/invito del Convegno ecclesiale di Palermo a far sorgere in ogni comunità, accanto agli spazi per il culto e la catechesi, una struttura di servizio ai poveri. Così dicono i nostri Vescovi di oggi. Paro paro quello che dicevano i nostri vescovi del sec. XII: Nullum oratorium sine hospitio. Palermo 1995: Che in ogni grande parrocchia, o in ogni gruppo di piccole parrocchie accanto agli edifici destinati al culto e alla catechesi sorga un edificio destinato all/accoglienza dei più deboli.