Per venerdì 15 novembre Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato sciopero generale per l’intera giornata, per tutta l’Umbria. La manifestazione regionale si svolgerà a Perugia con concentramento alle ore 9.30 in piazza Partigiani; la manifestazione avrà inizio alle ore 10 in piazza Repubblica.
I tre sindacati confederali hanno presentato le ragioni dello sciopero accompagnandole con una serie di richieste rivolte sia al Governo nazionale che a quello regionale. In generale, la decisione è dettata da “un giudizio negativo sulla legge di stabilità presentata dal Governo nazionale, perché non determina la svolta necessaria ad uscire dalla crisi. Dalla crisi si esce puntando sul lavoro e sulla buona occupazione” e perché ciò avvenga ritengono necessarie delle scelte precise.
Al Governo nazionale Cgil, Cisl e Uil chiedono, tra l’altro, “una effettiva restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti e ai pensionati; riduzione fiscale alle imprese finalizzata a investimenti e occupazione; finanziamento della cassa integrazione, e la soluzione dell’annosa questione degli esodati;
la difesa del welfare, misure efficaci di contrasto alla povertà e per la non autosufficienza; la rivalutazione del potere di acquisto delle pensioni; valorizzare il lavoro pubblico e riformare la pubblica amministrazione; dare certezze e occupazione ai giovani… È inoltre irrinunciabile che la legge di stabilità compia scelte vere di politica industriale”.
In Umbria la crisi del lavoro e dell’economia è sempre più pesante e richiede interventi urgenti. Ecco perciò le scelte su cui i sindacati chiedono di puntare:
1) ridefinire e rafforzare il ruolo del Tavolo dell’alleanza per l’Umbria potenziando gli strumenti di concertazione e di contrattazione territoriale, anche per rideterminare l’utilizzo delle risorse pubbliche, orientandole con maggiore selettività verso progetti innovativi capaci di generare maggiore occupazione, a fronte della nuova programmazione 2014-2020;
2) riformare il Tavolo delle crisi presso la Regione, strutturandolo come tavolo permanente che si occupi di tutte le crisi in atto e non solo di quelle dichiarate dalle singole aziende (“cabina di regia”);
3) riaprire un confronto vero con le associazioni datoriali per ridare ruolo alla contrattazione aziendale e territoriale sul versante dell’innovazione di processo e di prodotto;
4) dare priorità alle aziende manifatturiere, che definiscono progetti per l’occupazione femminile e giovanile;
5) rideterminare il ruolo di marketing territoriale proprio delle agenzie regionali Sviluppumbria e Gepafin, di concerto con la cabina di regia della Regione;
6) rilanciare un’azione unitaria del sindacato sui temi del welfare, nei confronti del Governo regionale e dei Comuni, allo scopo di ridare centralità all’azione di contrasto alle diseguaglianze, alla povertà ed esclusione sociale, che con la crisi si sono notevolmente accentuate anche in Umbria, con il conseguente aumento di domanda sociale, che rischia di rimanere disattesa a fronte di una riduzione di risorse pubbliche destinate al welfare;
7) rimodulare le politiche fiscali di Regione, Province e Comuni sulla base di principi di equità e progressività, riducendo il peso per i redditi medio-bassi; sostenere il ruolo e la funzione del trasporto pubblico locale e dei servizi alla persona anche e non solo dal punto di vista della qualità delle infrastrutture, favorendo un processo vero e funzionale di riforma istituzionale;
8) si richiede inoltre il ripristino delle risorse per la non autosufficienza, come previsto dalla legge e dal Fondo regionale (Prina).
“Per determinare le condizioni di una nuova idea di sviluppo – concludono – è necessario affrontare nel Tavolo dell’alleanza per l’Umbria il tema delle politiche industriali, a sostegno della soluzione delle crisi e di una maggiore incisività nel promuovere azioni nazionali e locali per garantire investimenti e occupazione. Nei confronti del Governo nazionale c’è la necessità di promuovere azioni di mobilitazione al fine di rivendicare interventi e risorse nei processi di reindustrializzazione, indispensabili per le soluzioni delle tante crisi dei settori produttivi. Per questo si richiede la necessità di rendere agibile l’accordo di programma per l’area ex Merloni (fascia appenninica) l’attivazione delle procedure per una strumentazione a sostegno delle difficoltà del sistema produttivo ternano (riconoscimento dell’area di crisi complessa)”.