Durante Eurochocolate a Perugia, appena concluso, in certi momenti mi è capitato di osservare la presenza di giovani famiglie con bambini, talvolta tenuti premurosamente per mano perché non si perdessero tra la folla, altre volte a cavallo sulle spalle del papà, che è sempre una scena straordinariamente suggestiva, altre volte trascinati in carrozzine che scopri solo quando ci sei sopra! Normalmente i bambini ci si trovano bene, sereni, con qualche palloncino colorato in mano. Portati, comunque, avanti a fatica dal genitore maschio, deciso a raggiungere la meta, suscitano inevitabilmente la domanda: ma dove li portano? La meta infatti non c’è. È un girovagare per ore, godendo soprattutto del fatto di essere insieme – questa è la famiglia – e di poter stare in mezzo alla gente, a tanta gente. Il pensiero corre spontaneamente a riflessioni del tipo: meno male che ci sono i bambini, da qualche tempo se ne vedono in giro un po’ di più del solito. Non tanti però da cambiare il corso dello sviluppo demografico. Recentemente proprio sui bambini ho sentito svolgere una specie di lezione di economia. Diceva una signora, figlia di un imprenditore di scarpe: quando le famiglie avevano molti figli, avevano bisogno delle scarpe, che dovevano essere cambiate ogni anno con la crescita del piede, e questo per tutti gli anni dello sviluppo. Quante scarpine e scarpette, fino agli scarponi! I bambini tenevano in piedi una fiorente industria. Certo, era una spesa per le famiglie, che però poi risparmiavano passando le scarpe dei grandicelli ai più piccoli. Per i bambini si fanno volentieri tanti sacrifici. Questi pensieri leggeri si vanno a confrontare con le situazioni dei bambini coinvolti nelle storie dell’immigrazione e dei conflitti in varie parti del mondo. Una notizia di oggi (29 ottobre) è che al Centro di primo soccorso di Lampedusa, secondo gli operatori di Terre des Hommes, in uno spazio che può ospitare fino a 250 persone ne sono raccolte 800, fra cui anche dei neonati. L’associazione Amici dei bambini (Ai.Bi.), dall’inizio della sua campagna “Bambini in alto mare”, ha raggiunto la quota di quasi 500 famiglie disponibili ad accogliere questi minori nella propria casa o a mettere a disposizione una stanza per ospitare un nucleo mamma-bambino. E oggi si chiede: “Perché non è ancora possibile trasferirli immediatamente e toglierli da questo stato vergognoso, offrendo loro un’accoglienza degna di questo nome?”. L’accordo fra il Comune di Lampedusa e Ai.Bi. è in vigore dal 24 ottobre ma è ancora tutto fermo. Altra notizia di oggi riguarda i bambini della Siria. Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef, in visita a Damasco, ha concordato con le autorità locali di avviare la vaccinazione di ogni bambino siriano raggiungendo anche le centinaia di migliaia di bambini delle zone più devastate dal conflitto in Siria. “Vaccinare i bambini di per sé non ha natura politica, né alcuna connessione con considerazioni militari – ha dichiarato Lake. – Con l’emergere di casi di ‘polio’ in Siria, per la prima volta dal 1999, raggiungere ogni bambino con vaccini non è solo una priorità cruciale per la Siria ma per il mondo intero”. Queste attenzioni ai bambini fanno bene sperare. Tra tante notizie negative, sono uno spiraglio di speranza nella vita dei piccoli che “rigenerano” il genere umano come fresca sorgente di vita.
I bambini rigenerano il genere umano
AUTORE:
Elio Bromuri