“Quale Chiesa? Quale carità?”. Per tentare una risposta a queste due domande, le stesse con cui è stato intitolato l’incontro, è intervenuto a Città di Castello don Salvatore Ferdinandi, responsabile del “Servizio promozione Caritas” nazionale. L’ospite ha proposto “un approfondimento dell’idea di Chiesa e del concetto di carità come dimensione costitutiva della Chiesa stessa”, come si legge nel volantino dell’iniziativa. La conferenza ha costituito l’apertura del ciclo di quattro incontri: “Testimoni di carità: una comunità che anima”, organizzata dalla Caritas di Città di Castello come percorso formativo per i volontari Caritas. Le “lezioni” sono quindi iniziate sabato 26 ottobre, nel convento degli Zoccolanti, con l’introduzione di don Paolino Trani, direttore della Caritas tifernate, e con un approfondimento sull’“Ecclesiologia del Concilio Vaticano II”, proposto dal vescovo tifernate, Domenico Cancian. Quest’ultimo, partendo dai documenti conciliari, ha spiegato alcune novità introdotte dalla Chiesa a partire dall’ultimo Concilio, quando questa ha rivolto maggiore attenzione verso il laicato e ha aperto un dialogo con gli uomini e con il mondo. “È necessario curare la formazione delle persone che condividono la responsabilità pastorale” – ha, invece, affermato don Salvatore iniziando il suo intervento e riprendendo quanto spiegato dal vescovo. “Dal Concilio Vaticano II – ha proseguito l’ospite – la Chiesa si è aperta al mondo, trasformando la sua struttura gerarchica, nata dopo il Concilio di Trento. Questo ha significato un capovolgimento dell’idea di Chiesa dove tutti i battezzati sono diventati membri attivi, come suoi costruttori”. Per essere “testimoni di carità”, secondo l’esperto, è però necessario “prendere consapevolezza dei condizionamenti del passato che abbiamo alle spalle”, derivanti dalla struttura della Chiesa preconciliare. Di seguito don Salvatore ha illustrato la differenza tra solidarietà e carità: “La prima è un sentimento umano, molto nobile; un gesto di condivisione con il prossimo, ma che può essere proprio anche di un ateo. La seconda, invece, è riflesso del dono che abbiamo ricevuto da Dio e che siamo chiamati a ridonare agli altri a nostra volta; è la fede che caratterizza la carità. Non a caso fede e speranza sono collegate alla carità: sono tutte e tre virtù teologali. Doni che ci vengono dallo Spirito”. Delineando, infine, l’organismo pastorale Caritas, l’ospite ha affermato: “La Caritas è stata individuata da Paolo VI come organismo con prevalente funzione pedagogica per i cristiani; un organismo che riesce a sensibilizzare, educare e responsabilizzare il fedele. La Caritas fa sì che l’intera comunità dei credenti diventi regno della carità cristiana”.
I prossimi incontri
Gli incontri formativi Caritas proseguiranno con altri moduli. Il successivo, che si svolgerà in ogni Unità pastorale, avrà un compito di verifica rispetto ai contenuti del primo modulo. Ne seguirà uno dedicato a “Le povertà del nostro tempo” e un altro suddiviso in tre gruppi in base ai tre strumenti pastorali della Caritas: il Centro di ascolto, l’Osservatorio delle povertà e delle risorse e il laboratorio di promozione Caritas. Le date di detti moduli verranno rese note successivamente.