Torna a splendere l’eremo restaurato di Sant’Ambrogio

La nuova comunità eremitica sarà composta da otto persone

L’eremo di Sant’Ambrogio, tornato a splendere dopo i recenti lavori di recupero e consolidamento, sta ritornando ad essere luogo privilegiato di preghiera e di intensa vita spirituale. E’ praticamente un balzo indietro nel tempo o meglio alle origini, a quel 1331 anno in cui fu edificato ed il vescovo Pietro Gabrielli vi aveva richiamato tutti gli eremiti sparsi nelle vicinanze di Gubbio.L’Eremo ha conosciuto vicende splendide di santità alcune delle quali testimoniate dai corpi incorrotti custoditi presso la piccola chiesa, per la quale anzi vanno affrettati i tempi del pieno recupero per restituirla a luogo di preghiera anche per i fedeli. Il più celebre è sicuramente il beato Arcangelo Canetoli, il cui corpo è conservato sotto l’altare maggiore. Da qualche settimana ormai pulsa di vita propria, grazie alla decisione della provincia Francescana che ha voluto accogliere il progetto di padre Francesco Ferrari: consentire a quanti lo desiderano di ‘vivere in un convento nel rispetto pieno della regola’ dettata dal Santo di Assisi per ‘portare avanti nel contempo una nuova evangelizzazione’.E’ una circostanza che si rinnova; a Gubbio, presso la Famiglia degli Spadalonga che lo accolse appena scappato da Assisi, Francesco ha indossato il saio e dato vita ad una esperienza straordinaria. A Gubbio i francescani ritornano per una iniziativa che tende a far sì che ‘non si spenga ‘ per dirla con padre Ferrari ‘ il rispetto pieno della Regola’.La nuova comunità eremitica sarà composta da un massimo di otto persone, tanti sono i posti disponibili a ‘Sant’Ambrogio’; sarà aperta al pubblico durante la settimana, secondo un progetto ed un programma in fase di definizione, ma nei giorni di sabato e domenica si metterà a disposizione della Chiesa locale per quanto l’autorità diocesana riterrà utile. ‘Ringrazio i Canonici lateranensi di San Secondo per averci messo a disposizione una struttura così suggestiva, un autentico gioiello ‘ dichiara padre Francesco Ferrari.Siamo venuti qui per vivere secondo la tradizione dei conventi di ritiro’. Con padre Francesco vive al momento un altro confratello e sono in arrivo altri quattro giovani sacerdoti polacchi.’Ci saranno avvicendamenti nel corso dei mesi ‘ spiega il religioso ‘ nel rispetto della vita dell’eremo. Se il nucleo base dovesse superare le quattro/cinque unità il nucleo si divide e si andrà alla costituzione altrove di un altro eremo portando avanti una diffusione sul territorio’. Una comunità che intende vivere nel pieno rispetto della ‘Regola’, anche per quanto riguarda la quotidianità: ‘Vivremo delle offerte in natura dei fedeli demandando la gestione ad un ‘Sindaco Apostolico’ (una specie di comitato di gestione composto da laici); se necessario ripristineremo la vecchia figura del ‘frate mendicante”. Abbiamo avvicinato anche don Franco del convento di San Secondo, proprietario dell’eremo, che ha rappresentato alcuni problemi di carattere pratico: ‘La difficoltà vera è quella della strada: non chiediamo stravolgimenti, ma soltanto adattamenti che, nei limiti del possibile, alleggeriscano quella situazione di isolamento che la vita di tutti i giorni oggi non sopporta. Confidiamo nell’aiuto e nella comprensione delle autorità e soprattutto del Comune’.

AUTORE: G.B.