Da molti anni (diciamo dal 1984, circa dieci anni prima della sua “discesa in campo”) seguo con curiosità le vicende giudiziarie e legali di Silvio Berlusconi. Ho letto le sentenze, almeno le più importanti, e quelle leggi che i suoi avversari chiamano ad personam. Sarei quindi in grado di esprimere un’opinione sulla questione “colpevole o innocente?”. Ma non intendo farlo adesso. Dico solo che, giusta o ingiusta che sia, la sentenza di condanna sta lì, è definitiva (dopo tre gradi di giudizio) e comporta per legge certe conseguenze. Fra queste, l’uscita, almeno temporanea (due anni nella versione più favorevole) dalle cariche pubbliche (non dall’attività politica, che si può fare anche dall’esterno, vedi Grillo). Le battaglie che fanno lui e i suoi sostenitori per allontanare il “giorno fatale” servono solo a mantenere infuocato lo scontro nella maggioranza di Governo. Come se di motivi – o pretesti – di scontro non ce ne fossero già abbastanza, e come se il Paese non avesse un bisogno urgente di risolvere una serie di questioni, per esempio la legge elettorale. Stiamo invece dando l’ennesima prova di una diabolica capacità di discutere intorno a falsi problemi mentre quelli veri restano abbandonati a loro stessi. Ricordiamo invece la vicenda dell’Assemblea costituente, fra la metà del 1946 e la fine del 1947. In quell’anno e mezzo successe di tutto. All’inizio al governo stavano tutti i partiti antifascisti: democristiani, liberali, socialisti e comunisti, e altri minori. Ma incombeva la guerra fredda, e De Gasperi fece in modo di scacciare dal Governo comunisti e socialisti (allora strettamente alleati) relegandoli all’opposizione. La temperatura dello scontro politico era elevatissima. Erano i tempi di Don Camillo, e quel film non mentisce quando mostra che c’erano armi tenute nascoste e pronte per ricominciare la guerra civile. Ma neppure un’eco arrivò nell’Assemblea costituente, non un giorno fu perduto in polemiche: la Costituzione fu elaborata e approvata a larghissima maggioranza, ed è una mirabile sintesi che mette insieme il meglio delle opposte linee politiche e culturali. Altri tempi, altri uomini. Più seri, è il meno che si possa dire. Ritroveremo mai una classe politica come quella?
Altri tempi altra politica
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani