I più pericolosi sono i “buoni”

Ma insomma, alla fine le tasse da pagare saranno di più o di meno? La maggioranza governativa, lacerata dai suoi contrasti, oscilla fra il rigore (vero) e la promessa (illusoria) di qualche sgravio. Purtroppo bisogna fare, come sempre, i conti con la realtà; anzi in questo caso con due realtà. Una è il debito pubblico; l’altra è il deficit. Sono cose diverse anche se collegate. Il debito pubblico è la massa del denaro che lo Stato prende in prestito vendendo i Buoni del tesoro; in un’economia sana il suo ammontare non dovrebbe superare il 60% del Pil (prodotto interno lordo), lo Stato italiano ha superato il 130%. Il deficit annuale è la differenza, calcolata alla fine dell’anno, fra le entrate e le uscite del bilancio dello Stato; in un’economia sana dovrebbe essere zero, o al massimo lo zero virgola qualcosa per cento del Pil. In Italia siamo intorno al 3%, che sembra poco ma è una enormità. Infatti il deficit deve essere coperto con nuovi Buoni del tesoro, ossia con nuovo debito; e se il debito complessivo cresce ogni anno del 3% del Pil, si va verso la voragine. Il problema essenziale del debito è che prendere soldi a prestito si può, ma poi bisogna restituirli e anche pagarci sopra gli interessi. La restituzione può essere rinviata a tempo indeterminato se gli investitori sono pronti a rinnovare i Buoni del tesoro alla scadenza (ma per esserne sicuri si devono promettere interessi alti); ma gli interessi devono essere pagati subito. Se il debito è il 130% del Pil, e il tasso degli interessi è il 3%, ne consegue che il carico annuale degli interessi vale, da solo, circa il 4% del Pil. Molto più del deficit massimo tollerabile. In sostanza, ci indebitiamo per pagare gli interessi. Siamo così costretti a tagliare la spesa pubblica e aumentare, o comunque non diminuire, le tasse. In questo modo però l’economia si frena e il Paese nel suo insieme si impoverisce. È una situazione drammatica. La classe politica ne è all’altezza? A giudicare dai suoi miserabili teatrini, si direbbe di no.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani