La bioetica è un campo in cui “il legislatore dovrebbe intervenire il meno possibile”, cioè “solo quando è indispensabile indicare un comportamento come doveroso o vietarne un altro quando è inaccettabile per la morale collettiva”. La legge aurea, in questo campo, consiste nel “rispettare il tribunale interiore della nostra coscienza” e nel proseguire sulla via del “dialogo costruttivo” tra cattolici e laici, tenendo conto della diversità delle posizioni, ma cercando al tempo stesso un denominatore comune rivolto al bene comune del Paese. Francesco Paolo Casavola, confermato in questi giorni presidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), sintetizza così il mandato dell’organismo appena rinnovato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Lo abbiamo intervistato.
Il Cnb si rinnova: con quali obiettivi?
“Alla base dell’attività del nuovo Comitato, come si evince già dalla sua composizione, c’è l’idea di allargare lo spettro delle competenze, che consentirà di conseguenza di allargare i temi dei gruppi di lavoro, dai quali poi scaturisce la produzione di pareri e documenti. Tra i nuovi membri del Comitato ci sono infatti uno psichiatra esperto di neuroscienze, un esperto di diritto comparato, un neonatologo, un economista sanitario, un esperto di medicina legale e un avvocato che opera in questo ambito, con il valore aggiunto di una grande esperienza nel contenzioso. Tutte competenze, queste, non ancora presenti nella composizione del Comitato appena scaduta”.
Quali sono i “fronti caldi” su cui vi concentrerete?
“Dobbiamo seguire i mutamenti morfologici della nostra società. La demografia ci segnala un’estensione costante della fascia degli anziani, che comporta una straordinaria quantità di problematiche: dalla biomedicina all’applicazione delle nuove tecnologie per le protesi e il sostegno alla ridotta o assente autonomia, fino alle patologie di carattere psicologico e psichiatrico. All’interno del Cnb, il dibattito su questi e sugli altri temi legati alla bioetica avviene collegialmente nelle plenarie, non è semplicemente l’espressione dei singoli componenti”.
Il card. Bagnasco si è detto preoccupato per il rischio della perdita della “differenza”, tra i sessi e le generazioni. Quale contributo può arrivare da un organismo come il vostro?
“Il tema dell’orientamento sessuale è oggi oggetto di un turbamento collettivo: basti pensare alla questione dell’omofobia e alla richiesta dell’omologazione agli eterosessuali anche per quanto riguarda il rapporto familiare. Sono problemi scottanti, ma che vanno affrontati senza pregiudizi, tenendo conto che la società cambia, ma che non tutto deve essere omologato. Il principio da cui si parte è naturalmente il rispetto della persona, ma il matrimonio tra un uomo e una donna è un’altra cosa: le diversità vanno salvaguardate, non omologate. Altrimenti, il rischio che si corre è quello di una discriminazione al contrario”.
Anche il tema dell’inizio e della fine vita continua a essere messo a dura prova.
“La procreazione assistita, e in particolare tutto quanto attiene alla fecondazione eterologa, l’aborto, l’eutanasia: sono alcuni dei grandi problemi della bioetica che sono sempre sul tappeto. L’eutanasia, ad esempio, non va intesa come una psicosi per cui tutti corrono a uccidersi, come possono far pensare anche alcuni gesti clamorosi di persone importanti in questi giorni, che vanno inquadrati invece come momenti di una solitudine tragica. La tendenza naturale di ognuno di noi è a protrarre la vita. Papa Francesco ci insegna a vedere dovunque la possibilità che si manifesti la misericordia di Dio: non possiamo essere giudici senza appello, dobbiamo lasciare che si apra l’orizzonte – per noi esseri umani, inconoscibile – della misericordia”.
Come si “dialoga” in bioetica tra cattolici e laici?
“L’intenzione del Cnb è continuare sulla via del dialogo costruttivo, che tenga conto della diversità delle posizioni ma abbia lo stesso orientamento di garantire la libertà intellettuale e morale, nel modo che possa essere più utile alla vita della comunità. Evitando le cristallizzazioni, e partendo da quelle che Kant considera le due dimensioni indubitabili dell’essere umano: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me. È il grande tema della coscienza, tanto caro a Papa Francesco, e che per noi cattolici ha una luce in più che diventa decisiva nell’orientare i comportamenti e le scelte”.