Le celebrazioni perugine del V Centenario della morte della Beata Colomba da Rieti, di domenica 16 settembre, sono coincise con il momento internazionale molto teso in cui è forte il timore di una guerra. Molto toccante è stata la solenne concelebrazione eucaristica nella basilica di San Domenico, dove l’arcivescovo di Perugia, mons. Giuseppe Chiaretti, il vescovo di Rieti, mons. Delio Lucarelli (accompagnato da 300 reatini) ed il provinciale dei Frati predicatori della provincia di santa Caterina da Siena, padre Fausto Sbaffoni, hanno messo in risalto, nei loro interventi, la figura della beata Colomba. “Una figura così bella e attuale, che molto fece per pacificare e riconciliare la società del suo tempo – hanno ricordato -. Un esempio di santità che oggi ci aiuta a leggere il senso della storia di ognuno di noi per affrontare al meglio il nostro cammino di vita. Il suo insegnamento possa essere motivo di fede, entusiasmo e speranza in questa stagione tanto tormentata – hanno auspicato – e possa aiutare a ritrovare la pace nella comprensione delle diversità tra i popoli”. “La nostra festa è oggi turbata da un velo di tristezza – ha detto mons. Chiaretti -. E non è neppure, o solo, la tragica morte di tanti innocenti, quanto l’improvvisa folle esplosione di odio e di terrorismo con la quale si apre il nuovo millennio, che tutti speravamo migliore del ‘secolo corto’ appena finito, stracarico di delitti. E’ ‘un giorno buio nella storia dell’umanità’ con una assurda dichiarazione di guerra all’umanità intera (e non solo ai simboli del potere di una grande nazione, che ha da sempre, comunque, il culto della libertà) per vendicarsi e fare ‘giustizia’, magari in nome di Dio, aggiungendo così delitto a delitto. Le parole ‘sgomento’ e ‘follia’ sono quelle più usate per indicare un comune stato d’animo, che è anche il nostro. E tuttavia la celebrazione che stiamo facendo ci impone altra prospettiva e altre considerazioni che vadano oltre la drammaticità del momento e ci aiutino a capire e a comportarci con saggezza”. “Quindici anni fa – ha ricordato mons. Chiaretti – Giovanni Paolo II, partendo proprio da Perugia, invitò i capi religiosi delle diverse fedi a ritrovarsi ad Assisi, altare del mondo, a pregare per la pace. Fu la sua personale marcia della pace Perugia-Assisi, ma nello spirito di San Francesco e fidando nella forza debole della preghiera e del dialogo. Ha poi continuamente ripetuto dinanzi a fanatismi e fondamentalismi religiosi che è bestemmia e delitto pensare di onorare il proprio Dio ammazzando uomini in nome di Dio! Ha scongiurato i potenti ad abbattere i muri della divisione e a compiere azioni giuste e coraggiose per costruire la pace. Ha esortato tutti a camminare lungo la via della riconciliazione e del perdono. Mons. Chiaretti, rivolgendosi agli studenti perugini che lunedì 17 settembre sono tornati a scuola – molti dei quali presenti alla fiaccolata di sabato notte (svoltasi dalla parrocchia di Pieve di Campo alla basilica di San Domenico in ricordo dell’ingresso a Perugia di Colomba il 17 settembre 1488) – ha augurato loro di “cogliere questa tragica occasione per sviluppare un discorso serio sulla pace. Non è con le sterili manifestazioni urlate, cariche di parole pesanti come pietre, che matura la pace, ma diventando noi pacifici, noi costruttori di pace nel tessuto delle quotidiane relazioni sociali. La pace, come diceva Giovanni XXIII, ha i suoi pilastri inconfondibili nella verità, nella libertà, nella giustizia e nell’amore…”. Solenne è stata la “commemorazione storica” della beata Colomba, che si è tenuta, nel pomeriggio di domenica, nella sala dei Notari del palazzo comunale dei Priori, alla quale sono intervenuti diversi accademici dell’Università degli Studi di Perugia. Significativi sono stati gli interventi dei presidenti delle due Province, Giulio Cozzari e Giosuè Calabrese, e dei sindaci delle due città, Renato Locchi e Antonio Cicchetti. Nel tenere ben presente la figura della beata Colomba ciò che ha rappresentato cinquecento anni fa e ciò che è oggi per Rieti e Perugia, hanno detto che “occorre che le due città, unite dalla storia e dalla spiritualità, svolgano un’azione di pace concreta caratteristica della terra umbra e sabina. Ognuno deve pensare a creare un clima di pace – hanno sottolineato -, riflettendo su questi gravi problemi a partire dal nostro piccolo. Da questa splendida giornata della memoria della Beata Colomba, che ci ha fatto riavvicinare gli uni agli altri, ci sono le basi di una collaborazione a vantaggio delle nostre genti – hanno sostenuto -, così da contribuire alla crescita e al progresso culturale ed economico dei popoli della terra attraverso forme di solidarietà che favoriscono la pace”.
La volontà di spegnere i focolai di guerra e di violenza
Le celebrazioni perugine del V centenario della morte della beata Colomba
AUTORE:
R. L.