Proseguono il mercoledì, in piazza San Pietro, le udienze generali dedicate al tema della Chiesa. “Cari fratelli e sorelle – ha esordito Papa Francesco -, nel Credo noi diciamo: ‘Credo la Chiesa, una’, professiamo cioè che la Chiesa è unica, e questa Chiesa è in se stessa unità. Ma se guardiamo alla Chiesa cattolica nel mondo, scopriamo che essa comprende quasi 3.000 diocesi sparse in tutti i Continenti: tante lingue, tante culture!… Eppure le migliaia di comunità cattoliche formano un’unità. Come può avvenire questo?”.
In tre modi, ha risposto il Vescovo di Roma. Anzititto, “unità nella fede, nella speranza, nella carità, unità nei sacramenti, nel ministero sono come pilastri che sorreggono e tengono insieme l’unico grande edificio della Chiesa. Dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell’angolo più sperduto di questa terra, c’è l’unica Chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio! La Chiesa è una sola per tutti. Non c’è una Chiesa per gli europei, una per gli africani, una per gli americani, una per gli asiatici, una per chi vive in Oceania, no, è la stessa ovunque”.
Ha quindi chiesto: “Io, come cattolico, sento questa unità? Io, come cattolico, vivo questa unità della Chiesa? Oppure non mi interessa, perché sono chiuso nel mio piccolo gruppo o in me stesso? Sono di quelli che ‘privatizzano’ la Chiesa per il proprio gruppo, la propria nazione, i propri amici?… Vi faccio una domanda, ma non rispondete a voce alta, soltanto nel cuore: quanti di voi pregano per i cristiani che sono perseguitati? Io prego per quel fratello, per quella sorella che è in difficoltà per confessare e difendere la sua fede? È importante guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi Chiesa, unica famiglia di Dio!”
In secondo luogo, “facciamo un altro passo e domandiamoci: ci sono delle ferite a questa unità? Possiamo ferire questa unità? Purtroppo, noi vediamo che nel cammino della storia, anche adesso, non sempre viviamo l’unità. A volte sorgono incomprensioni, conflitti, tensioni, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, quello che vuole Dio. Siamo noi a creare lacerazioni! E se guardiamo alle divisioni che ancora ci sono tra i cristiani: cattolici, ortodossi, protestanti… sentiamo la fatica di rendere pienamente visibile questa unità. Dio ci dona l’unità, ma noi spesso facciamo fatica a viverla. Occorre cercare, costruire la comunione, educare alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incominciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali, nel dialogo ecumenico, pure… Umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per conservare l’unità! Queste, queste sono le strade, le vere strade della Chiesa”.
Ha quindi esaltato “la ricchezza di ciò che ci unisce! E questa è una vera ricchezza: ciò che ci unisce, non ciò che ci divide. Questa è la ricchezza della Chiesa! Ognuno si chieda oggi: faccio crescere l’unità in famiglia, in parrocchia, in comunità, o sono un chiacchierone, una chiacchierona. Sono motivo di divisione, di disagio?”.
Infine, “l’ultimo passo, più in profondità. E, questa è una domanda bella: chi è il motore di questa unità della Chiesa? È lo Spirito santo, che tutti noi abbiamo ricevuto nel battesimo e anche nel sacramento della cresima. È lo Spirito santo. La nostra unità non è primariamente frutto del nostro consenso, o della democrazia dentro la Chiesa, o del nostro sforzo di andare d’accordo, ma viene da Lui che fa l’unità nella diversità, perché lo Spirito santo è armonia, sempre fa l’armonia nella Chiesa. È un’unità armonica in tanta diversità di culture, di lingue e di pensiero. È lo Spirito santo il motore”.
E ha concluso: “Per questo è importante la preghiera, che è l’anima del nostro impegno di uomini e donne di comunione, di unità. La preghiera allo Spirito santo, perché venga e faccia l’unità nella Chiesa”.