La Porziuncola: una porta giubilare sempre aperta

La Festa del Perdono di Assisi dopo l'Anno santo

Torna la Festa del Perdono di Assisi, quella grazia legata a San Francesco e alla sua piccola chiesa, la Porziuncola. Sulla sua porta si possono leggere parole gravi e straordinarie per quel piccolo luogo: “Haec est porta vitae aeternae”, questa è la porta della vita eterna, come a dire, chi varca questa soglia, se il suo cuore è puro, si troverà alla presenza di Dio.Dopo l’esperienza giubilare dell’Anno santo del 2000, ci è familiare l’immagine della Porta santa, delle varie Porte sante, aperte e poi richiuse dal Papa nelle Basiliche romane. Ma la porta della Porziuncola, aperta alla grazia dallo stesso Francesco nel lontano 1216, rimane sempre aperta in perenne Giubileo di grazia e di perdono. Il recente Anno santo, tuttavia, ha esaltato in modo particolare il “luogo santo” della Porziuncola, piegando il cammino dei “romei” (pellegrini verso e da Roma) su Assisi, come chi risale la corrente di un fiume alla ricerca della sorgente fresca e pura.Non si potrà mai misurare l’occasione di grazia rappresentata dai luoghi della memoria di San Francesco e Santa Chiara. I pellegrini giunti numerosi (diocesi con il loro Vescovo e presbiteri, parrocchie, gruppi ecclesiali, giovani, famiglie) hanno potuto trovare alla Porziuncola e nella basilica che la custodisce, accoglienza spirituale per le celebrazioni, ma soprattutto per quanto riguarda il sacramento della riconciliazione. Da sempre il santuario del Perdono si è caratterizzato per la disponibilità dei sacerdoti, ma durante l’Anno santo numerosi sono venuti anche da altre nazioni, dall’Europa, dall’America Latina, perfino dal Giappone, a disposizione di tutti. Luogo dell’anima, il santuario della Porziuncola, ha incrementato durante il Giubileo la preghiera silenziosa tutte le sere dalle 21 alle 23, concludendo con la Compieta a cui partecipano oltre 100 persone; e la recita del rosario e successiva processione aux flambeaux tutti i sabati dell’anno con la partecipazione di un migliaio di persone. Retaggio dell’Anno santo è anche la libreria internazionale in cui è esposto tutto quanto su Francesco e Chiara si scrive in tutte le lingue. Si potrebbe dire che non c’è nulla di nuovo alla Porziuncola; sono le solite cose di sempre: la confessione, la preghiera, il pellegrinaggio, l’Eucaristia, il racconto dell’arte e degli uomini, il Vangelo vissuto da Francesco… Eppure in un mondo che invecchia, specialmente il nostro mondo occidentale, dove non si crede a valori di riferimento condivisibili dai più, dove le giovani generazioni rischiano di non conoscere più neppure il linguaggio cristiano del Vangelo, allora ogni segno può risvegliare interessi e domande. A questo proposito mi viene alla mente un episodio che può essere emblematico dell’attuale situazione europea. Alla fine degli anni Ottanta mi trovavo, insieme ad un confratello, in Finlandia, diretti all’arcipelago di Aland per partecipare all’incontro annuale del gruppo “Amici di San Francesco” fondato da un francescano svedese, padre Agostino Lundin. Insieme all’interprete viaggiavamo verso il porto in autobus; noi vestivamo il nostro abito francescano, cosa assai inconsueta in quel mondo. Due bambini, di circa 10 anni di età, si avvicinano a noi e timidamente vogliono parlarci: “Vogliamo farvi delle domande perché ci interessano le cose antiche”. Simulacri di un mondo passato dovevamo apparire agli occhi pieni di stupore dei bambini di un paese dell’Europa del nord. Il cristianesimo, in passato anima dell’identità europea, rischia con i suoi segni e simboli, di apparire alle nuove generazioni, un bagaglio di “cose antiche”, da studiare nei libri, da relegare nei musei, senza alcun influsso capace di motivare la vita. “Cosa antiche e cose nuove”: come lo scriba divenuto discepolo del Vangelo, come Francesco alla Porziuncola; come la Chiesa durante il Giubileo, noi cristiani abbiamo il tesoro di sempre capace di arricchire il mondo, il Cristo, il cui volto contempliamo, da cui possiamo ripartire, come ci invita a fare il Papa nella Novo millennio ineunte. “Chi ha incontrato veramente Cristo, non può tenerselo per sé, deve annunciarlo, occorre un nuovo slancio apostolico”. La Porziuncola, oltre ad essere scrigno delle cose antiche e nuove, è anche icona dello slancio apostolico di Francesco, tutto proteso a comunicare quanto egli ha sperimentato. Infatti, dopo aver ascoltato il Vangelo della missione degli Apostoli che Gesù inviava a due a due a predicare, Francesco, come raggiunto nelle sue aspirazioni più profonde, esclamò: “Questo voglio, questo cerco, questo con tutto il mio cuore farò” (1 Cel 22). Da quel momento divenne più povero, ridimensionò ancora di più il suo egoismo e decise di estendere la propria vita allo scopo di favorire la propria e l’altrui crescita spirituale. “Questo voglio, questo farò”. Poco si può dire di nuovo, ma molto di nuovo si può fare. Il nuovo è lo scatto di Francesco che dà concretezza ai suoi desideri che coincidevano con il Vangelo. Il sempre nuovo è la santità, il sempre nuovo è il Vangelo vissuto e annunciato, per amore, ad ogni creatura.

AUTORE: P. Giancarlo Rosati