Quest’anno la festa di san Francesco (4 ottobre) è ancor più significativa per noi che abitiamo nella regione in cui lui è vissuto, e dove mette piede per la prima volta Papa Francesco. Ci possono aiutare alcune attenzioni.
Primo: san Francesco e Papa Francesco ci propongono semplicemente Gesù e il suo Vangelo. Il Cristo umile e povero, il Cristo crocifisso e risorto è ben al centro. È Gesù che invita Francesco – e ogni uomo – a lasciare tutto per conformare la propria vita alla Sua. Meditando il Vangelo in prolungata preghiera, ascoltando e guardando il Crocifisso, accogliendo le sue stigmate, abbracciando il lebbroso e ogni uomo, Francesco diventa un “altro Cristo”, un “Vangelo vivente” che tutti possono leggere, anche oggi, anche chi dice di non credere. La sua vita emana il profumo del Vangelo, il “buon odore di Cristo” (2Cor 2,15). Francesco d’Assisi, come Maria di Nazareth, come ogni santo, ci porta a Cristo e alla sua Parola, ci indica il percorso ideale della fede cristiana che illumina e orienta tutta l’esistenza nella luce del Vangelo. Il rapporto appassionato e totalizzante con Cristo, altamente mistico e fortemente ascetico (ricordiamo che Francesco faceva tre-quattro Quaresime all’anno) ha trasformato letteralmente quest’uomo, rendendolo affascinante. Francesco ci dice: “Vivete il Vangelo alla lettera! Dategli credito: quanto vi dice è sacrosanto. Lui non inganna”.
Secondo: accogliendo e seguendo Cristo povero e umile, Francesco scopre e vive una fraternità universale e un mondo nuovo. Tanti frati condividono la sua esperienza. Nasce la famiglia francescana di uomini e donne che vogliono vivere come lui, si formano comunità di vita evangelica e missionaria. Anche i poveri, i lebbrosi, i malvagi sono fratelli da accogliere e amare. Si riscopre una Chiesa rinnovata, alla quale Francesco con molto rispetto chiede di essere benedetto, e allo stesso tempo provocandola alla conversione evangelica. Francesco sa portare la vera rivoluzione cristiana, evitando pericolose derive: contestazione violenta, pauperismo arrogante, ma anche compiacenza e compromesso. Francesco, come Gesù, sceglie la strada dell’umiltà e della mitezza, mette insieme obbedienza alla Chiesa e radicalità evangelica vissuta in prima persona. Così “ripara” la Chiesa e rivoluziona il mondo. Nel Cantico delle creature Francesco estende la fraternità al sole, alla luna, all’acqua “umile, preziosa et casta”, alla morte. Tutto è buono e bello come all’inizio, quando ogni creatura usciva dalle mani di Dio Padre creatore. Tutti fratelli e sorelle. Si attua quella riconciliazione universale che prospettava il profeta Isaia: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello…” (11,6). Nei Fioretti – come ad esempio nella predica agli uccelli, nell’incontro con il lupo di Gubbio – è esemplificato tutto questo. Nasce con Francesco un nuovo umanesimo, un mondo riconciliato, finalmente tutto in pace. Proprio questa è la missione del discepolo di Cristo. Così si evangelizza il mondo.
Terzo: questo cammino di umanizzazione porta alla “perfetta letizia”. Con tale espressione Francesco riassume le beatitudini di Gesù, affermando che la vera gioia non si ha quando tutto va bene, né quando si fanno cose straordinarie, ma quando si portano con amore sofferenze di ogni genere, come ha fatto Gesù. Paradossalmente, proprio allora gustiamo quella perfetta letizia che nessuno ci può togliere. È la prova sicura che siamo entrati nel mistero della Pasqua di Gesù, anticipo della gioia eterna. Francesco prega e vive per ottenere la grazia che si compia il sogno di Dio: tutti in paradiso, in piena comunione fraterna nella casa del Padre per cantare: “Laudato si’, o mi’ Signore!”.