Dal 20 al 25 agosto si è tenuto presso la cittadella di Assisi il 71° Corso di studi cristiani. Titolo del convegno, “Comunità: trauma e sogno nel mondo plurale”. All’interno di ogni giornata sono stati delineati i profili di alcune comunità cristiane che operano nel territorio italiano. Tra queste viene presentata la rete nazionale del progetto Policoro. In Umbria, Policoro è una iniziativa per giovani che inizia nel 2011 quando la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino aderisce al progetto nazionale. Oggi sono 4 le diocesi umbre in cui è presente il progetto Policoro: oltre a quella di Assisi, la diocesi di Orvieto – Todi, quella di Perugia – Città della Pieve e quella di Città di Castello. Tale presenza ha permesso di costituire un coordinamento regionale che ha anche una visione d’insieme della situazione dell’intera regione.
Giovani, Vangelo, lavoro sono le parole chiave del progetto. L’obiettivo è promuovere la centralità dell’uomo, una nuova mentalità del lavoro che sia ispirato dai principi della dottrina sociale della Chiesa: solidarietà, cooperazione, sussidiarietà. I dati Istat segnalano un popolo di Neet [sigla inglese che sta per: né studenti né lavoratori né in formazione] di circa 2.954.000 giovani nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 29 anni. La condizione di disoccupazione non si esaurisce nella semplice assenza di salario, ma crea uno stato di isolamento sociale, sfiducia, carenza di autostima e depressione che coinvolge l’intera persona. Il tentativo del progetto Policoro è sicuramente, in primis, quello di entrare in ascolto di questi ragazzi e proporre loro alternative di incontro, conoscenza, confronto e formazione che possano gettare semi di speranza e restituire la fiducia per il futuro. “A partire dalla conoscenza del trauma della disoccupazione che viene vissuto da tanti giovani italiani è necessario ascoltare e sostenere i sogni dei giovani affinché possano essere loro stessi capaci di trasformare i loro sogni in progetti da realizzare con la comunità, nella comunità, per la comunità”. La comunità ha il dovere di non dimenticare nessuna fascia sociale, perché è nella cooperazione e nella solidarietà che si ritrova un lavoro dignitoso per tutti, l’opportunità che tutti possano valorizzare i propri talenti e metterli al servizio della comunità.