Settembre, è tempo di rincari anche per gli abbonamenti e i biglietti degli autobus urbani ed extraurbani. Umbria Mobilità (l’azienda unica di trasporto pubblico nata nel 2010 dalla fusione di Apm, Atc, Ssit e Fcu) non ha più soldi per pagare con regolarità i fornitori e lo stipendio ai suoi circa 1.500 dipendenti.
A prosciugare le casse di Umbria Mobilità sarebbero stati gli oltre 50 milioni che la Regione Lazio e il Comune di Roma le devono per i servizi svolti nella Capitale dalla società Roma Tpl Scarl e da altre aziende in qualche modo collegate alla società umbra. Soldi che stanno rientrando a singhiozzo, mentre il bilancio di Umbria Mobilità sarebbe passato dagli 84.000 euro di utili del 2011 ai quasi 8 milioni di passivo del 2012.
Umbria Mobilità è ufficialmente in vendita, e costretta a tagliere corse e aumentare le tariffe. In sei anni i passeggeri delle linee extraurbane in provincia di Perugia sono diminuiti di 200 mila. Insomma, tutto il contrario degli scopi per i quali era nata Umbria Mobilità. Qualcosa evidentemente non ha funzionato nella gestione, tanto che nei mesi scorsi è stato completamente rinnovato il management, compresi amministratore delegato, presidente e direttore generale. Magistratura e Corte dei conti hanno avviato accertamenti per appurare se vi siano state responsabilità negli amministratori.
L’aumento di biglietti e abbonamenti dovrebbe scattare dal 1° settembre, ma al momento in cui scriviamo le nuove tariffe sono ancora oggetto di polemiche tra le forze politiche. La decisione deve essere presa dai 30 Comuni che usufruiscono del servizio e dalle due Province. Umbria Mobilità aveva chiesto un adeguamento del 30% per le corse singole e del 10% per gli abbonamenti, che dovrebbero portare nelle sue casse 2 milioni e mezzo di euro all’anno. “Speriamo che Comuni e Province deliberino il via agli aumenti dal 1° settembre – aveva dichiarato il direttore amministrativo di Umbria Mobilità Mauro Proietti – altrimenti saranno dolori”.
L’operazione rincari è cominciata alla fine di luglio con una lettera della Regione alle Province e ai Comuni interessati in merito alla “proposta di adeguamento del sistema tariffario” di Umbria Mobilità. La legge di stabilità 2013 – spiegavano gli esperti regionali – stabilisce che, per poter usufruire dei finananziamenti del Fondo nazionale trasporti, le Regioni devono elaborare un piano nel quale entro il 2015 il 35% dei costi del servizio sia coperto dagli incassi. Ebbene, in Umbria attualmente questa percentuale ricavi-costi si aggira intorno al 20%, con notevoli differenze tra i vari territori. Le Regioni che non attueranno questo piano per l’“obiettivo 35 per cento” non riceveranno l’ultima rata 2013 dei contributi del Fondo nazionale trasporti. Per l’Umbria significherebbe perdere qualcosa come 10 milioni di euro.
Una vicenda, questa di Umbria Mobilità, che deve fare riflettere quanti – ad occhi chiusi e per principio – si oppongono sempre e comunque alla privatizzazione dei servizi pubblici, dall’acqua ai trasporti. È giusto che sia il Pubblico a occuparsi di beni e servizi primari per tutti. A patto però che la gestione pubblica avvenga senza una spartizione politica di poltrone e posti di lavoro, senza clientelismo e valorizzando il merito. Criteri che forse non erano del tutto applicati a Umbria Mobilità, se oggi, dopo aver svuotato le casse e non migliorato i servizi, deve chiedere aiuto proprio ai privati.
Come dovrebbero cambiare le tariffe nelle varie aree regionali
L’aumento di biglietti e abbonamenti ai mezzi pubblici non sarà uguale in tutta la regione. A Perugia ad esempio, dove le tariffe sono le più care dell’Umbria, non dovrebbero esserci aumenti, mentre negli altri Comuni di quello che viene definito Bacino 1 (comprendente anche Assisi, Città di Castello, Gubbio e Todi), secondo l’ipotesi di Umbria Mobilità, i rincari dei biglietti dovrebbero essere mediamente del 6,8%. Nel comprensorio di Foligno e Spoleto (Bacino 2) la manovra tariffaria ipotizzata dall’azienda prevede un aumento dei biglietti del 21,7%, mentre l’aumento medio in provincia di Terni (Bacino 3) dovrebbe essere del 25,6%. Saranno comunque Comuni e Province a decidere. L’assessore ai Trasporti Luciano Della Vecchia ha dichiarato che per le corse extra-urbane la Provincia di Perugia non intende applicare gli aumenti richiesti da Umbria Mobilità ma solo un ritocco basato sul tasso di inflazione Istat. Ha anche auspicato che si possa arrivare presto al “biglietto unico” in tutta l’Umbria. L’assessore regionale Silvano Rometti ha annunciato che entro settembre la Regione “rivisiterà” il Piano dei trasporti. Ha anche sottolineato più volte che il Governo nazionale ha tagliato del 20-30% i finanziamenti del trasporto pubblico locale, mettendo in gravi difficoltà le Amministrazioni locali. A questo proposito il consigliere regionale Maria Rosi, presidente dell’apposito Comitato di monitoraggio sui trasporti di palazzo Cesaroni, ha ricordato che ci sono anche diversi Comuni umbri che non hanno pagato milioni di euro per i servizi di Umbria Mobilità. Vari esponenti politici hanno inoltre auspicato agevolazioni tariffarie per le fasce sociali più deboli e un maggiore impegno per scoraggiare i tanti “furbetti” che viaggiano senza pagare il biglietto. Soltanto l’anno scorso ne sono stati scoperti e multati 5.000.