Il momento della rinuncia di Benedetto XVI, e poi in attesa della nomina del successore, si ponevano molte domande intorno al futuro della Chiesa. Una di queste (anche se non la più importante) era: che fine faranno le trattative con i lefebvriani? Benedetto XVI si era molto impegnato per ricongiungere a Roma il gruppo tradizionalista, retto dai vescovi consacrati abusivamente da Lefebvre nel 1988, e aveva concesso tutte le aperture possibili (dalla revoca della scomunica alla liberalizzazione della messa tridentina). Era facile immaginare che con un nuovo Papa, chiunque fosse, la musica sarebbe cambiata. Ma quando sul loggiato di San Pietro è apparso Papa Francesco, prima ancora che aprisse bocca (e figurarsi dopo) si è capito che non c’era più spazio per i nostalgici. Ma per fortuna proprio i lefebvriani hanno tolto d’imbarazzo tutti, compreso Benedetto. Infatti hanno diffuso un documento per solennizzare il 25° anniversario delle ordinazioni episcopali; e hanno colto questa occasione per mettere in chiaro la loro posizione. In pratica hanno risposto un duro “no” all’offerta di Benedetto XVI, che in breve era questa: noi vi riconosciamo il diritto di praticare e insegnare la fede a vostro modo, come membri a pieno titolo della Chiesa cattolica, e voi da parte vostra riconoscete che non vi è nulla di eretico nella dottrina del Concilio Vaticano II, e nell’insegnamento dei Papi e dei Vescovi da Giovanni XXIII in poi. Un po’ come i cattolici di rito orientale, che hanno i loro riti e le loro tradizioni ma sono in pace con il resto della Chiesa. Ma loro hanno detto “no”. Non gli basta tenersi il vecchio rito e i vecchi catechismi; quello che a loro importa è invece proclamare che la sola verità è la loro, non quella del Concilio e della Chiesa conciliare. Niente ecumenismo, niente libertà religiosa, niente fraternità con gli ebrei, niente dialogo con nessuno. Con tutta la sua buona volontà, neppure Benedetto XVI poteva accettarlo. Con Bergoglio, si capisce, non se ne parla neppure. La divisione non potrà essere ricomposta, ed è doloroso; ma sono loro a volerlo.
L’estremo “no” dei lefebvriani
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani