Immigrazione: cosa è e cosa no

Senza arrivare agli estremi dell’“orango” di Calderoli (ma, lui, si è mai guardato allo specchio?), moltissimi cittadini italiani dotati di buona fede e di buone intenzioni guardano con occhio ostile all’immigrazione e agli immigrati. Le motivazioni, almeno quelle dichiarate, sono molto diverse. C’è chi dice che sono tutti delinquenti; chi dice che rubano il posto di lavoro agli italiani; chi dice che cambiano il volto delle nostre città cancellando tradizioni e spirito civico. Sul fronte opposto ci sono il Papa e tutti i buoni credenti suoi seguaci, che all’immigrazione applicano la parabola del buon samaritano e il concetto del “farsi prossimo”. A questi ultimi qualcuno obietta che un conto è predicare e un conto è governare. Bene, parliamone con l’ottica di chi deve governare, badando agli interessi collettivi e non ai moralismi. Che vediamo, allora? Semplice: che l’immigrazione, piaccia o no, è un dato di fatto e di massa. Ci sono spostati e delinquenti, ma anche tantissimi lavoratori seri, che non rubano il posto a nessuno ma riempiono i vuoti lasciati dagli italiani che preferiscono fare altro. Cercate una badante, un manovale, un bracciante (ma anche un prete o una suora, un centravanti della nazionale), e vedete chi risponde all’appello. E una volta che sono qui, che ne facciamo? Li teniamo segregati? Vietiamo loro di sposarsi, di fare figli, di mandarli a scuola? Integrarli, cioè farli diventare a tutti gli effetti membri della nostra comunità, prima che un dovere morale è una necessità imposta dalla storia. Ma, si dice, la nostra identità nazionale e la nostra civiltà sono in pericolo. Vero, sono in pericolo, anzi hanno già un piede nella fossa, ma non per colpa degli immigrati: per colpa degli italiani di centesima generazione, ai quali non importa più nulla dei valori culturali e civici, del passato dell’Italia e del suo futuro, importa solo fare soldi per comprarsi il telefonino di ultima generazione e scambiarsi messaggi idioti. Ci sono molti oranghi (bianchi) fra loro.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani