Abolire da subito i vitalizi? Secondo il Consiglio regionale, la spesa supererebbe il risparmio

Ridurre immediatamente i vitalizi ai consiglieri costerebbe alla Regione 6 milioni di euro. Ossia una spesa superiore al risparmio
Il Consiglio Regionale dell’Umbria
Il Consiglio Regionale dell’Umbria

Ridurre l’importo degli oltre 90 vitalizi ai consiglieri regionali costerebbe alla Regione di più di quanto risparmiato. Risparmi si potrebbero ottenere con una ulteriore riduzione delle indennità dei consiglieri, ma questo consentirebbe di fare politica soltanto ai ricchi. Lo ha spiegato durante una audizione della prima commissione consiliare il vice presidente del Consiglio Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia) ai rappresentanti delle 4 associazioni (Cisl, Cittadinanza attiva, Libera e Legambiente) che hanno promosso una petizione con 10.000 firme per chiedere che anche ai vitalizi dei consiglieri regionali si applichi dal 1° luglio di quest’anno il metodo contributivo, e cioè pensioni calcolate in base a quanto versato e non alla loro indennità.

Nel 2012, ad esempio, i consiglieri hanno versato 700 mila euro, ma la Regione per i loro vitalizi ha speso 2,6 milioni di euro. Spesa che nei prossimi anni, secondo i promotori della petizione firmata da più di 10 mila umbri, potrebbe salire a 4 milioni. Il passaggio al sistema contributivo per i consiglieri regionali – hanno spiegato i promotori della petizione – era già previsto nel decreto Tremonti del 2011, ma i Consigli regionali hanno deciso di applicarlo solo a partire dalla nuova legislatura (in Umbria dal 2015). “Mentre con la crisi economica – sostiene chi ha firmato la petizione – si accentua la partita della diseguaglianza, è arrivato il momento di fare immediatamente atti concreti, che contribuiscano al rifinanziamento della cassa integrazione, anche per pochi mesi. Anche piccole cifre possono essere significative e fare la differenza: la politica e le istituzioni devono contribuire e trovare risorse” per aiutare chi è in più grave difficoltà e favorire l’occupazione dei giovani. Ai rappresentanti delle quattro associazioni il vice presidente Lignani Marchesani ha spiegato le ragioni giuridiche per le quali la petizione, a suo parere, non può essere accolta. “I consiglieri regionali – ha detto – hanno versato un montante per i vitalizi su cui, a differenza dei normali contributi previdenziali, hanno anche pagato le tasse. Se si passa a un altro sistema, esistendo un contratto di diritto privato, i consiglieri hanno il diritto di chiedere indietro quanto versato (e si tratterebbe di circa 6 milioni di euro) oppure di vedersi restituire le tasse pagate sui contributi versati in questi anni”. L’unico vero risparmio per le casse della Regione – secondo Lignani Marchesani – si avrebbe riducendo le indennità dei consiglieri.

Dal 2015 però il consiglio regionale si ridurrà a 20 componenti, “con una riduzione – ha detto – della rappresentanza dei territori e delle sensibilità politiche. Tagliando le indennità, si rischia pertanto di creare un sistema in cui solo i ricchi e chi è espressione di interessi più o meno legittimi viene eletto. Il passaggio al contributivo dal 1° luglio non comporterebbe quindi risparmi. Se si vuole cambiare qualcosa – ha concluso il consigliere – bisogna lasciare da parte la petizione e pensare a una proposta di legge attuabile e sostenibile”. Per Massimo Monni (Pdl) “esiste una questione giuridica e una morale. Come Commissione – ha detto – abbiamo già iniziato a incidere sui costi e sugli sprechi. Ci impegniamo a vagliare con attenzione questa petizione, e anche i contributi che la Regione eroga alle associazioni stesse”. Il presidente della Commissione, Oliviero Dottorini (Idv), ha ricordato infine che il regolamento attribuisce alla Commissione 60 giorni per decidere cosa fare della petizione, trasmetterla alla Giunta o archiviarla, e che quei tempi verranno rispettati. Insomma, ormai della questione vitalizi se ne dovrebbe riparlare soltanto dopo le vacanze. Di chi se le potrà permettere.

AUTORE: Enzo Ferrini