I plichi con tuti i documenti che riguardano la causa di beatificazione di Vittorio Trancanelli, ben sigillati con tanto di timbro su ceralacca, sono partiti per Roma, accompagnati dal postulatore Enrico Solinas. Il processo, lungo e complesso, a livello diocesano, promosso con sollecita cura dal Tribunale ecclesiastico regionale umbro, è ormai concluso: l’arcivescovo Bassetti ha innalzato un vero inno di ringraziamento e di lode al Signore davanti a una folla di fedeli accorsi per pregare e dare il loro consenso entusiasta a questo momento “di Chiesa” di valorizzazione della santità di un fedele laico, professionista, marito e padre di famiglia. La promozione dell’iter di canonizzazione è frutto del sentimento religioso popolare, nel senso ampio del termine. Il “popolo di Trancanelli”, quello che lo ha considerato santo già in vita, è composto da tutte le categorie di persone, da quelle più laiche e persino non credenti a quelle della gerarchia ecclesiastica, preti e vescovi. I malati, i medici, le famiglie in difficoltà, i problemi personali di salute, tutto ciò ha costituito un complesso di situazioni e di esperienze che hanno portato Vittorio a manifestare la sua persona, il valore della sua fede, la capacità di fare fronte alle difficoltà con serenità, forza d’animo e distacco. Sono quindici anni che Vittorio è morto, ma la gente non lo ha dimenticato. Nella Chiesa, spesso definita “troppo gerarchica”, in realtà – in questo come in tanti altri casi – riconosciamo una dimensione molto popolare e potremmo dire democratica; di una democrazia non formale, ma costituita da sentimenti radicati ed esperienze esistenziali vissute in profondità. Il popolo che accorse alla messa funebre, dalla quale partì quel profetico messaggio del vescovo celebrante mons. Giuseppe Chiaretti, di “un santo laico” che stavamo salutando nel momento del suo addio a questa terra, è lo stesso popolo, aumentato di numero, che ha salutato la conclusione positiva del processo diocesano. Poteva essere anche una non-conclusione, come è avvenuto per altri casi, oppure una conclusione negativa, se vi fossero state obiezioni o fossero venute fuori lacune nella figura di Trancanelli e nella sua opera di pensiero e di vita pratica. Questo non è stato, anzi è sembrato un trionfo, certo della grazia di Dio, della presenza dello Spirito santo, ed anche della risposta generosa, continuativa, palese, riconoscuta che Vittorio ha saputo dare, anche quando, stringendo i denti per la sofferenza, continuava a tacere, pregare e rasserenare quelli che stavano a lui vicini. Chi scrive ha vissuto anche gli ultimi momenti con Vittorio e l’ha guardato in volto mezz’ora prima del suo decesso. È stata una grazia e un dono, averlo sentito così vicino, ma anche così lontano, in progressivo avvicinamento al suo Signore, che egli conosceva intimamente e razionalmente e con cui spesso si confidava e si confrontava. Non lo dimenticheremo, e sarà una benedizione per tutti noi.
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