Finti divorzi per pagare meno tasse e avere più sussidi

separazioneUn certo interesse ha suscitato nei giorni scorsi la diffusione di dati sull’aumento di separazioni e divorzi, specie tra le coppie tra i 30 e i 50 anni con figli. Mentre nel 1995 ogni 1.000 matrimoni si registravano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 si è arrivati a 311 separazioni e 182 divorzi. Il dato ha indotto a indagare: è emerso che in realtà molti sono separati solo “per finta”, per pagare meno tasse, per avere ticket, accessi agli asili, ecc., con costi ridotti. Ne parliamo con Roberto Bolzonaro, vice presidente del Forum delle associazioni familiari.

Perché cresce un fenomeno del genere?
“Perché la gente ritiene che in un momento di crisi come questo sia meglio cercare delle scorciatoie, tipo elusione o evasione fiscale, pur di evitare di pagare tasse sempre più alte che ricadono sulla famiglia. Fanno ridere, ad esempio, i sostenitori delle coppie di fatto: la realtà è che nei Comuni dove hanno istituito i Registri, gli iscritti sono pochissimi. Meglio restare single e pagare meno tasse, avendo pure dei benefici, tipo quelli per ragazze madri che, se si registrano, perdono l’assegno di cui possono beneficiare”.

Quindi… in Italia, sposarsi non conviene?
“Oggi sono molti a dire ‘se non mi sposavo era meglio’, non perché non siano convinti del partner, ma perché sentono il peso che grava sulla famiglia a fronte di pochi, pochissimi benefici. Mentre da anni l’associazionismo familiare chiede un fisco e una legislazione di vero e concreto sostegno alle famiglie, nei fatti la nostra legislazione va in direzione contraria: cioè prende soldi proprio dalle famiglie”.

Qualche esempio.
“Prendiamo l’Isee, cioè il sistema dei calcoli per la capacità economica di una famiglia. C’è in previsione la sua revisione, e ci si dovrebbe aspettare un miglioramento nei confronti proprio delle famiglie più numerose e con redditi medio-bassi. Invece, da calcoli fatti, succederà che si arrivi a un aumento attorno al 20%, per cui a questo punto sarà più conveniente separarsi. È triste dirlo, ma è così”.

Non vorrà incentivare queste pratiche!
“Assolutamente no, constato che oggi sposarsi e mettere al mondo dei figli costituisce una penalizzazione. Per lo Stato, tassare resta la cosa più facile e immediata, senza tener conto degli effetti… Eppure la risposta sarebbe semplice: una fiscalità più equa, che renda conveniente sposarsi e fare figli. Così facendo, si ridurrebbero gli spazi di elusione ed evasione fiscale e, soprattutto, torneremmo al concetto della famiglia come maggiore risorsa della società, una risorsa insostituibile”.

AUTORE: Luigi Crimella