Alla prima scarica di tritolo la ciminiera di Pietrafitta è rimasta in piedi, solo un po’ inclinata. Dall’alto dei suoi 140 metri ha detto: mi piego, ma non mi spezzo. Reminiscenze classiche sono ancora attuali, anche se al contrario. L’antico stoico infatti diceva il contrario: mi spezzo ma non mi piego. Alla seconda scarica però si è miseramente piegata e anche spezzata. E pensare che era proprio una struttura vergine: neppure un filo di fumo l’aveva violata. Senza entrare nel merito, complicato, dei motivi dell’abbattimento della struttura, nella discussione che è seguita, sembra che abbiano ragione tutti: il senatore Ronconi, che parla di sprechi di denaro pubblico e, al contrario, l’ Enel e la Lorenzetti che giustificano il fatto per un necessario cambiamento di progetto (vedi art. a pag. 3). In molte situazioni oggi il cittadino comune si trova a non sapere veramente dov’è la verità, qual è la cosa migliore, chi ha sbagliato. Una situazione penosa che rende difficile orientarsi nelle scelte pubbliche. La ciminiera per molti però rimarrà un simbolo di un tempo in cui si costruisce e si demolisce con facilità, si usa e si getta, si accumula e si spreca. Avviene anche nel campo legislativo. Si discute per trent’anni la riforma della scuola e dell’università, si vara e poi si blocca. Si sviluppa una mentalità di prudenza sulle strade che fanno decine di vittime e centinaia di feriti ogni settimana con spot pubblicitari che richiamano a moderare la velocità ed una ministro goliarda propone di andare a 150/160 km nelle autostrade. Mi ricorda un amico che andava in motocicletta a velocità spericolata ed ebbe anche un grosso incidente che ragionava così: più veloce vado e prima mi tolgo dal pericolo della strada. Peccato che lui era il pericolo di se stesso e degli altri. Si fa un passo avanti e uno indietro. Si cammina a tentoni. Manca un progetto pensato e si pongono in campo proposte e programmi che si scontrano tra loro. Siamo in una società in rapido cambiamento che avviene nella generale confusione. Ritornando a reminiscenze classiche relative alla ciminiera abbattuta viene da pensare alla fatica di Sisifo, condannato dagli dèi a portare in cima alla montagna una grossa pietra che inevitabilmente rotolava a valle e così di nuovo per sempre. Per evitare questa disperazione, ci vorrebbero momenti di calma per riflettere, confrontarsi, mettersi in discussione e farsi aiutare da chi avrebbe qualcosa da dire e non ha voce per farlo. L’estate agostana con il sol leone che picchia e invita al riposo potrebbe essere un’occasione per questo ripensamento del proprio lavoro, del modo di operare in ambito privato e pubblico. Un augurio che facciamo volentieri alle forze politiche delle nostre amministrazioni locali e alle opposizioni perché ognuno per la sua parte e il suo proprio compito istituzionale ripensi al modo migliore possibile in suo potere per costruire il bene della società secondo criteri oggettivamente plausibili. Tutti si può sbagliare e la perfezione non è di questo mondo, ma lo spreco, il disprezzo della ragione e del buon senso, il pregiudizio, la presunzione, la ricerca della contrapposizione ad ogni costo non possono sedere sui dorati scranni del potere pubblico.
Le fatiche di Sisifo
AUTORE:
Elio Bromuri