Sabato 15 giugno nella chiesa parrocchiale di Santa Cecilia in Acquasparta si è tenuto un incontro culturale sul tema “Verso il Museo della comunità”, nel quale sono stati presentati i lavori di scavo con il ritrovamento della tomba di Federico Cesi II duca di Acquasparta, fondatore dell’Accademia dei Lincei, poi un prezioso e antico Crocifisso di avorio donato dai fratelli Massinissa, Ildegonda e Maria Natalia Montani, alla stessa chiesa.
All’incontro, alla presenza del marchese Mariano Cittadini-Cesi e di una folta assemblea, sono intervenuti il parroco don Alessandro Fortunati, l’arch. Riccardo Picchiarati, la restauratrice Rita Canneori, Paola Tulli presidente dell’ente “Il Rinascimento ad Acquasparta” e M. Natalia Montani.
Nella cappella Cesi, situata nella parrocchiale, vi è una lapide che indica tale luogo come la sepoltura di Federico II (morto nel 1630); tuttavia, oltre quella memoria (peraltro risalente al 1920), nulla indica la presenza di questa importante sepoltura.
Si deve al parroco di Acquasparta, studioso di Storia della Chiesa e di archeologia sacra, una ricerca sistematica di archivio grazie alla quale è stato possibile individuare, nel pavimento della cappella, una botola di accesso ad una stanza sotterranea che si è presentata divisa in due da un tramezzo semicircolare in muratura.
Da una parte, terra e numerosi frammenti, ben 17 cassette, di ceramica acquaspartana (XVI – XVIII secolo); dall’altra, i resti mortali del duca Cesi, di tre figlie, sue e di Isabella Salviati, di Isabella Liviana, di suo fratello Livio Liviani e di suo zio Bernardino vescovo di Nocera Umbra.
Alla fine dell’estate si procederà all’apertura delle cassette contenenti i resti mortali di questi insigni personaggi della storia nazionale, quindi all’analisi medica, alla stesura di un verbale e alla loro collocazione in cassette più dignitose che, per volontà dell’ultimo erede di casa Cesi, il marchese Cittadini-Cesi, dovranno essere di nuovo poste nella stanza sotterranea.
Una fase che “ci porterà – come affermato da don Alessandro – a conoscere e acquisire nuovi dati sulla vita e sulla morte del Linceo e che sarà un momento prezioso per la crescita culturale di tutta la comunità”.
Poi il Crocifisso che i fratelli Montani, realizzando il desiderio espresso dal fratello defunto Paolo, hanno donato alla chiesa parrocchiale per ricordare il padre Guido e la madre Matilde Vallerani, proponendo questa donna, sposa e madre come modello di fede, di onestà e di carità. Il Crocifisso, sostenuto da una base di ebano che ospita 16 reliquie, rappresenta Gesù nel momento in cui spira sulla croce emettendo un alto grido con la lingua – cosa rarissima se non unica – fuori dalla bocca. Quest’opera datata (sul retro vi è l’iscrizione “G.A.G. 1605”), di grandissimo valore storico e artistico, sarà di certo il pezzo centrale del museo parrocchiale che verrà presto realizzato nella chiesa del Ss. Sacramento.
Mentre il giornale sta per andare in stampa, ci giunge notizia che è stato individuato l’artista che ha realizzato tale opera: si tratta di Giovanni Antonio Gualterio da Gaeta, avorista del granduca Ferdinando I de’ Medici.