Ricorreremo ai cartellini?

DON ANGELO fanucciEh già, forse una crociata è troppo. I fervorini sono un obbrobrio, ma organizzare una crociata contro di essi è forse eccessivo. E poi lo dicono tutti che le crociate sono ormai passate di moda.

Idea! Potremmo ricorrere ai cartellini, quelli che usano gli arbitri delle partite di calcio: la Figc ne mette un certo numero a disposizione degli arbitri, altrettanto dovrebbe fare la Santa Sede con i Vescovi, per lo meno fino a quando li tratterà come suoi rappresentanti periferici. Ma non saranno sufficienti un solo cartellino giallo e un solo cartellino rosso; ci vorranno dieci cartellini gialli e dieci cartellini rossi. In colore progressivamente più intenso: il giallo, dal giallo tipo bianco sporco al giallo cacca di bambino al giallo sole di ferragosto. Il rosso, dal rosa al rosso carminio, al rosso shocking, al rosso vermiglio. Dieci colori uno più intenso dell’altro, da tirare fuori uno per volta, progressivamente, ad ogni nuova infrazione del divieto di fervorino

Esauriti i 20 cartellini, a tutti sarà evidente che l’imputato è irredimibile. Che fare? Non potendo decapitarlo subito (dove sei, Mastro Titta?!), si potrebbe pensare o a recuperare qualche altra forma di braccio secolare, o si potrebbe confinare i fervorista nell’isola dell’Asinara, insieme a tanti altri asini che gli ricordino che loro il nome “asino” non lo meritano, ma lui sì.

Sarcasmo. Sarcasmo amarognolo, perché anche io mi riconosco colpevole di migliaia di fervorini. E non posso addurre nemmeno le scuse che adducevano i preti delle generazioni precedenti alla mia, che erano capaci di parlare della confessione il giorno di san Giuseppe per il buon motivo che san Giuseppe, in quanto falegname, faceva anche i confessionali, e se nella loro brevissima preparazione della predica domenicale avevano letto, invece di quello della domenica in atto, il Vangelo della domenica seguente, erano capaci di ricorrere a incipit di questo genere: “Cari fedeli, sul Vangelo di oggi non c’è niente di buono!”.

No, perché appena qualche anno dopo che io avevo detto messa, la predica era già diventata omelia, e nella celebrazione eucaristica la liturgia della Parola era già assurta a dignità comparabile con la liturgia del Sacrificio.

Mi tocca stare zitto. Però, che strazio il fervorino che sostituisce il servizio della Parola! Quanti milioni di fedeli mettiamo insieme ogni domenica con le centinaia di migliaia di messe che celebriamo? Dieci milioni, quindici milioni? E a dieci-quindici milioni di fratelli affamati e assetati di verità che nutre e salva offriamo il nostro miserabile fervorino?

È come se il giorno della festa dei Ceri, a Gubbio, offrissimo ai turisti, invece di vino schietto e ciambelotto fatto in casa, acqua di rubinetto e biscotti per il cane.

AUTORE: Angelo M. Fanucci