Martedì 16 febbraio presso il Liceo G. Alessi di Perugia si è tenuto un incontro nell’ambito del progetto promosso dagli insegnanti di Religione “Dal logos al dialogos”. Hanno partecipato: don Elio Bromuri per il Centro Ecumenico San Martino, il Pastore della Chiesa Valdese di Perugia Ermanno Genre, padre Ionut Radu della Chiesa Ortodossa Romena di Perugia e il Dirigente Scolastico prof. Alberto Stella. Il progetto voleva stimolare nei ragazzi la riflessione sulla scuola come laboratorio del dialogo. A cosa serve affrontare la fatica della conoscenza se non si comprende che lo scopo è l’apertura al dialogo? Quale pericolo può costituire la conoscenza se non si appoggia ad una ratio che ne cerchi il cuore, l’essenza evitando i vicoli ciechi della propaganda o dell’erudizione fine a se stessa? Il dialogo può facilmente trasformarsi in “chiacchiericcio” se non si va alla ricerca dell’altro, che può parlare solo dall’alterità, obbligandoci ad uscire dal perimetro del nostro ego. Dialogare vuol dire entrare in un terreno sconosciuto, misterioso. Non ci è dato di sapere dove ci condurrà (saperlo significa portare l’altro sul proprio territorio, spegnendo quella diversità che sola ci può attrarre fuori ). Il dialogo non può mai soddisfare del tutto il desiderio di capire, è una scommessa continua, una ricerca ad oltranza, offre risposte che aprono altrettante domande. Si deve accettare che il dialogo lasci ferite, per la capacità che ha di far affiorare quello che vorremmo nascondere e per il costante rischio di cercare la vittoria finale sull’altro. Il dialogo pretende, però, che troviamo terreni di incontro, spazi di condivisione dove riconoscere che qualcosa appartiene a tutti e due. C’è un bene che deve essere mio e tuo. C’è una misura che deve essere mia e tua. C’è un orizzonte che deve essere mio e tuo. Saranno miei solo quando saranno nostri, saranno tuoi solo quando saranno nostri. In un tempo in cui si urlano ragioni deboli o si dichiara la resa della ragione nella chiusura nel silenzio, al Liceo Alessi abbiamo provato a gettare qualche provocazione. I tre relatori ci hanno ricordato come sia urgente il dialogo tra quei cristiani che professano la fede nel <<Verbo che si è fatto carne>>. C’è bisogno di una nuova Pentecoste che sciolga la Babele delle nostre confuse ragioni. Dal confronto è emerso che i cristiani devono avere il coraggio di accettare che quella stessa Verità si traduca in forme e linguaggi differenti, acquisizioni sempre parziali, preludio di nuove sintesi e più ampie condivisioni. Don Elio Bromuri ci ha ricordato come il Centro Ecumenico della nostra città sia strettamente legato all’Ostello della gioventù, come a sottolineare che il dialogo trova il suo terreno più fertile proprio nei giovani. Per questo la scuola rimane il più importante laboratorio del dialogo, dove i giovani possono coltivare l’utopia di un’umanità restituita.
Corrado Bacchi
Dal logos al dialogos
Lo scopo di quest’incontro era mostrare che il dialogo fra diverse fedi è possibile. Già impegnato in attività ecumeniche, don Elio, che ha anche insegnato storia e filosofia proprio nel liceo Alessi, ha ricordato come trovare motivi di unità sia necessario affinché ci sia pace nel mondo. <<Quella che bisogna avere è una fede che non sia fanatica, ma condivisa>> ha aggiunto il pastore Genre; l’ecumenismo è questo, ma per poter aprirsi alle altre religioni è necessario prima di tutto conoscere le proprie radici, la propria fede, come sostiene Padre Ionut. Importante, però, è non fare del proprio credo un valore assoluto, imponendolo agli altri. La religione non è solo un fatto privato, di coscienza: è cultura, stile di vita, modi di pensare e di agire che costituiscono la realtà sociale di ogni giorno; se si vuole vivere in armonia con il vicino, in un mondo sempre più caratterizzato dallo spostamento delle persone, dalle migrazioni, dalla multietnicità e multiculturalità, è fondamentale dialogare con tutti, non solo conoscendo la lingua, ma anche il codice profondo dell’identità culturale e religiosa. Come esempio è stata riportata la concessione, da parte della Diocesi di Perugia, di tre Chiese agli ortodossi. Dalla discussione è emerso che l’atteggiamento di apertura verso le altre religioni deve partire sin dai banchi di scuola. Il pastore Genre ha sottolineato che bisognerebbe fare dell’ora di religione non un’attività facoltativa, ma un’ora in cui agli alunni vengano insegnate tutte le fedi, vedendole da un punto di vista più culturale e storico, in collegamento anche con le altre discipline. A questo punto i tre relatori hanno passato la parola agli studenti per eventuali domande o riflessioni: è iniziato così un dibattito da cui sono emersi temi scottanti come i matrimoni gay e l’impiego delle cellule staminali per la cura delle malattie rare. Sul primo tema don Elio e padre Ionut si sono trovati d’accordo nel considerare il matrimonio un’unione tra un uomo e una donna: Padre Ionut spiega che nella Chiesa ortodossa si parla addirittura di “mistero del matrimonio”. Una diversa posizione ha invece mostrato il pastore valdese, secondo cui l’unione fra omosessuali è concepibile (anche se non si deve parlare in questo caso di matrimonio) a patto che questi siano membri frequentanti della comunità. Sul secondo tema i relatori hanno rilevato la complessità dell’argomento che necessita una discussione più articolata, in quanto entra in gioco la questione dello statuto dell’embrione. Per concludere, quest’incontro è stato un grande esempio di ecumenismo, di dialogo fra realtà diverse che confrontandosi, partono con il conoscersi a vicenda ma proseguono per una strada non sempre facile, dove nessuno ha intenzione di imporre il proprio credo, anzi, dove ognuno vuole comprendere le ragioni della altre fedi. Riassunto di tale progetto può essere la frase di Saint’ Exupery, che anche se riferita alla diversità razziale può essere inserita molto bene anche in questo contesto: ”Proprio perché sei diverso, non ti considero di meno, ma di più”.
Silvia De Santis (3 G)