I giovani e la crisi. Qualcosa può cambiare

Padre Giulio Albanese parla ai giovani di Foligno

“Quanti di voi hanno deciso di proseguire gli studi universitari? Quanti, invece, hanno scelto d’intraprendere una vita lavorativa? Alzate la mano…”. Uno, due, tre, e pochi altri, poi più nulla. La platea dei giovani studenti sembra disorientata dalle domande di padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista, arrivato il 18 aprile a Foligno da Roma per parlare di “bene comune” nell’ambito della VII edizione della Settimana “Giovani idee per il territorio” (15-20 aprile) promossa dalla diocesi umbra.

Non abbassiamo lo sguardo. Sprofondati nelle poltrone rosse del salone dello storico palazzo Trinci, in pieno centro a Foligno, i giovani, tutti studenti degli ultimi anni delle Secondarie, per un momento smettono di parlottare tra loro, si guardano e fanno silenzio. Le domande del missionario sono semplici e dirette e mettono a nudo tutta la difficoltà del pensare al loro futuro in termini di progetto di vita, studiare, lavorare e chissà che altro ancora. Ma non demordono, non perdono la speranza: “Non abbassiamo lo sguardo davanti alle difficoltà, davanti abbiamo un futuro non facile – afferma Giovanna, studentessa dell’istituto magistrale – la crisi la viviamo anche dentro le nostre case, ma abbiamo la speranza che qualcosa può cambiare”. Le fa eco Francesco, studente del Classico, per il quale “il nostro futuro dipende anche dai nostri modi di pensare, dalla partecipazione alla vita della nostra città”. La ricetta per uscire dalla crisi attuale? “Creatività, studio, fantasia, progettualità” rispondono i due giovani che, incalzati sul come mettere in campo queste capacità, sembrano fermarsi in una sorta di pausa di riflessione. Tornano alla memoria, allora, le parole di qualche minuto prima di padre Albanese: “So che siete delusi nelle prospettive future anche a causa della crisi. Voi, giovani, siete le vittime di un sistema aberrante, ma tornate a sognare, date un colpo d’ala. I nostri nonni hanno ricostruito l’Italia dalle macerie, hanno avuto l’azzardo dell’utopia, e ce l’hanno fatta”. Che in altre parole significa: “Non restate alla finestra, non mettete la testa sotto la sabbia come gli struzzi, ma agite. Ci sono ingiustizie che gridano vendetta al cospetto di Dio. La crisi che sovrasta i vostri sogni è anche dovuta alla forbice tra vertici di progresso e abissi di regresso e di disperazione, con la ricchezza concentrata nelle mani di pochi. Si tratta di cambiare le regole del gioco”. Qualcuno tra gli studenti chiede: “Sì, ma come?”.

 

Andare oltre. La risposta del missionario non si fa attendere, ed è secca come la domanda iniziale: “Cercate di studiare, conoscere, leggere. Leggiamo troppo poco. Informatevi, approfondite gli argomenti. È solo un caso che il giornale quotidiano più letto in Italia sia l’edizione del lunedì della ‘Gazzetta dello Sport’ e che il settimanale più diffuso sia ‘Sorrisi e Canzoni’? Nulla vieta di leggerli – chiarisce Albanese – ma non fermiamoci qui, andiamo anche oltre. Non possiamo vivere nell’ignoranza, dobbiamo essere soggetti attivi, cittadini responsabili. Se l’Italia è in ginocchio è perché abbiamo delegato le nostre responsabilità a favore di logiche clientelari, la raccomandazione, a discapito della meritocrazia, la furbizia ha vinto contro il merito e questo frustra le nuove generazioni. Informarsi è un dovere, essere informati è un diritto, la mancanza di entrambi è dittatura. Non svendete la vostra dignità per un piatto di lenticchie”. Colpi ben assestati che, però, non mettono all’angolo la platea dei giovani che, anzi, pur non replicando, mostrano sempre più attenzione e partecipazione.

 

Nuovi stili di vita? Qualche studente comincia a farsi domande sul proprio stile di vita, le parole del missionario sui cellulari che grondano sangue, perché costruiti con materie prime dall’Africa su cui speculano tanti Paesi, colpiscono e così vale “per il diritto all’acqua, al cibo, all’energia pulita, che sono patrimoni dell’umanità intera e non appannaggio di pochi”. Nella discussione entrano in ballo temi come “solidarietà e sussidiarietà”. “Non serve una solidarietà intrisa di paternalismo o di elemosina – dice il comboniano – ma di coraggio nel condividere. I problemi della comunità sono anche i miei e i miei sono della comunità. Non può esistere una solidarietà a compartimenti stagni. La sussidiarietà non è altro che la corresponsabilità dei cittadini attivi che si adoperano per il bene comune. Le ingiustizie sono una minaccia per tutti, sia per i ricchi sia per i poveri”. Nel salone risuonano, ora, le parole tratte dal libro del Sinodo diocesano dei giovani del 2004, di cui questa Settimana “Giovani idee per il territorio” è un frutto concreto: “Nella cittadinanza si esprime la dimensione dell’appartenenza civile e sociale dei giovani”. È questo il modo per “rendere la città e il territorio luoghi di speranza. Il futuro delle nostre città dipende dal modo di pensare e di vivere dei suoi cittadini. La sfida – chiosa padre Albanese, rivolgendosi questa volta agli adulti, educatori e docenti, presenti in sala – è culturale non solo politica ed economica”. Il futuro, oggi più che mai, si costruisce insieme.

AUTORE: Daniele Rocchi, inviato Sir a Foligno