Papa Francesco ha dedicato la catechesi dell’udienza generale alla risurrezione di Gesù. La fede cristiana – ha detto – “si fonda sulla morte e risurrezione di Cristo, proprio come una casa poggia sulle fondamenta: se cedono queste, crolla tutta la casa. Sulla croce Gesù ha offerto se stesso prendendo su di sé i nostri peccati e scendendo nell’abisso della morte, e nella risurrezione li vince, li toglie e ci apre la strada per rinascere a una vita nuova”.
“Con la risurrezione di Gesù – ha proseguito – qualcosa di assolutamente nuovo avviene: siamo liberati dalla schiavitù del peccato e diventiamo figli di Dio, siamo generati cioè ad una vita nuova. Quando si realizza questo per noi? Nel sacramento del battesimo. In antico, esso si riceveva normalmente per immersione. (…) Poi il battezzato usciva dalla vasca e indossava la nuova veste, quella bianca: era nato cioè ad una vita nuova, immergendosi nella morte e risurrezione di Cristo. Era diventato figlio di Dio. San Paolo nella Lettera ai Romani scrive: voi ‘avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!’. È proprio lo Spirito che abbiamo ricevuto nel battesimo che ci insegna, ci spinge, a dire a Dio: ‘Padre’, o meglio, ‘Abbà!’ che significa ‘papà’. Così è il nostro Dio: è un papà per noi. Lo Spirito santo realizza in noi questa nuova condizione di figli di Dio. E questo è il più grande dono che riceviamo dal Mistero pasquale di Gesù. E Dio ci tratta da figli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo”.
“Tuttavia, questa relazione filiale con Dio non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della nostra vita, ma deve crescere, dev’essere alimentata ogni giorno con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, specialmente della penitenza e dell’eucaristia, e la carità. Noi possiamo vivere da figli! E questa è la nostra dignità: comportarci come veri figli. Questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze. La tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte (…). Per questo dobbiamo avere il coraggio della fede e non lasciarci condurre dalla mentalità che ci dice: ‘Dio non serve, non è importante per te’, e così via. È proprio il contrario: solo comportandoci da figli di Dio, senza scoraggiarci per le nostre cadute, per i nostri peccati, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia. Dio è la nostra forza! Dio è la nostra speranza!”.
“Cari fratelli e sorelle – ha sottolineato Papa Bergoglio -, dobbiamo avere noi per primi ben ferma questa speranza e dobbiamo esserne un segno visibile, chiaro, luminoso per tutti. Il Signore risorto è la speranza che non viene mai meno, che non delude. La speranza non delude… quella del Signore! Quante volte nella nostra vita le speranze svaniscono, quante volte le attese che portiamo nel cuore non si realizzano! La speranza di noi cristiani è forte, sicura, solida in questa terra, dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all’eternità, perché fondata su Dio, che è sempre fedele (…). Essere cristiani non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come lui, agire come lui, amare come lui; è lasciare che lui prenda possesso della nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male e del peccato”.
“A chi ci chiede ragione della speranza che è in noi, indichiamo il Cristo risorto. Indichiamolo con l’annuncio della Parola, ma soprattutto con la nostra vita di risorti. Mostriamo la gioia di essere figli di Dio, la libertà che ci dona il vivere in Cristo, che è la vera libertà, quella che ci salva dalla schiavitù del male, del peccato, della morte. Guardiamo alla patria celeste, e avremo una nuova luce e forza anche nel nostro impegno e nelle nostre fatiche quotidiane. È un servizio prezioso che dobbiamo dare a questo nostro mondo, che spesso non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio”.