La Pasqua è il cuore della fede cristiana. Il mistero di Cristo crocifisso-risorto è al centro dell’intera esistenza della Chiesa: della evangelizzazione e della catechesi, della preghiera e delle celebrazioni liturgiche, della carità e della vita cristiana. La Pasqua 2013 è tutto questo, anzi ancora più significativa per alcune circostanze straordinarie che l’accompagnano.
La Pasqua 2013 è la Pasqua dell’Anno della fede, segnata da due avvenimenti che si sono succeduti in modo sorprendente, pressappoco nel breve periodo della Quaresima. L’11 febbraio Papa Benedetto lascia la guida della Chiesa, il 13 marzo viene eletto Papa Francesco. San Benedetto e San Francesco, ambedue umbri, in epoche diverse e con stili diversi, hanno riformato la Chiesa riproponendo il Vangelo sine glossa, in modo essenziale, fraterno, umile. La loro ardente fede li ha avvicinati al Cristo crocifisso-risorto e quindi ai fratelli, ad ogni uomo, a cominciare dai più poveri, dando vita a un nuovo umanesimo. I due grandi Santi, richiamati dai due ultimi Vescovi di Roma, scuotono la nostra Chiesa ad un profondo rinnovamento conciliare ed evangelico, incentrato nella fede pasquale: obbedire a Dio e amare i fratelli fino al dono totale della vita. Fede e carità. Papa Benedetto e Papa Francesco sono uomini di Dio e promotori di vera fraternità, uomini di fede e di preghiera ma anche di carità, di umiltà, di vicinanza agli ultimi.
La Pasqua 2013 è la prima Pasqua di Papa Francesco. Con i suoi interventi, con il suo stile diretto e libero, sta imprimendo alla Chiesa significativi cambiamenti. Ne sottolineo uno, il motto Miserando atque eligendo. Sono due verbi che abbracciano l’intera esistenza di Papa Francesco e perciò sicuramente significativi anche nel suo ministero petrino. Aveva 17 anni, il giovane Jorge Bergoglio, quando, nella festa di san Matteo del 1953, avvertiva in modo tutto particolare la presenza amorosa di Dio. Durante una confessione sentiva che la misericordia di Dio scendeva nel suo cuore chiamandolo alla vita consacrata sull’esempio di sant’Ignazio di Loyola. Il giovane Jorge sentì sue le parole di san Beda il Venerabile che commenta la vocazione di san Matteo così: “Vidit ergo Iesus publicanum, et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi: Sequere me”. (“avendolo guardato con misericordia e predilezione, gli disse: Seguimi”). Nel primo Angelus Papa Francesco ha affermato: “Un po’ di misericordia cambia il mondo, lo rende meno freddo e più giusto. Lui non si stanca mai di perdonarci”. Nell’omelia dell’inizio del ministero petrino il 19 marzo, ha invitato tutti a “prendersi cura gli uni degli altri con amore e tenerezza”.
La Pasqua 2013 apre la “porta della fede” sulla strada dell’amore e della misericordia. Questo cammino, iniziato in modo ecclesialmente significativo dal beato Giovanni Paolo II con la grande enciclica Dives in misericordia (1980), è stato ripreso da Papa Benedetto con le encicliche Deus caritas est (2006) e Caritas in veritate (2009). Con l’impulso di Papa Francesco, forse diventerà la linea maestra della Chiesa nel terzo millennio. La conferma viene dalla linea dei santi del nostro tempo: santa Teresina, santa Faustina, beata Madre Teresa di Calcutta, san Pio da Pietrelcina, la venerabile Madre Speranza. I Congressi mondiali della Misericordia stanno coinvolgendo numerose Conferenze episcopali in questa direzione. D’altra parte l’uomo di oggi, anche in modi non espliciti, attende quella “speranza performativa” che poggia sulla misericordia assoluta e gratuita di Dio. La quale, mentre ci guarisce e ci riempie di gioia vera, ci provoca alla conversione più profonda, facendoci diventare a nostra volta strumenti e segni della stessa misericordia che è il cuore del Mistero pasquale. Ebbe a dire il card. Bergoglio il 27 aprile 2001, chiedendo di non essere denunciato al Santo Uffizio, che “il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù è la carezza della Sua misericordia sull’uomo peccatore. La vita cristiana è la risposta commossa davanti ad una misericordia sorprendente, imprevedibile, ‘ingiusta” secondo i criteri umani. Lui conosce i miei tradimenti e continua a volermi bene, mi chiama di nuovo, spera in me. Per questo la concezione cristiana della morale è una rivoluzione, non è un cadere mai ma un alzarsi sempre”.
Il Vangelo di Luca, che, in quest’Anno della fede sta guidando la Chiesa – anche questo non è un caso -, ci dona le due parole più cariche di infinita misericordia e di speranza assoluta. Gesù in croce diceva (ossia continua a dire, e continua ancora a ripetere in cielo come nostro avvocato): “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). E poi, rivolto al ladro che gli chiedeva solo di ricordarsi di lui, assicurava: “In verità io ti dico: oggi con me sarai in paradiso” (Lc 23,43). Quell’anonimo ladro portato in paradiso subito, sulle spalle del Buon Pastore, è la pecora smarrita che rappresenta l’intera umanità sbandata, per ricuperare la quale Gesù è venuto, si è lasciato crocifiggere, è disceso agli inferi, ed è salito in cielo portando con sé ogni uomo che a Lui si affida. San Francesco, pregando intensamente alla Porziuncola, ottenne il “perdono di Assisi”, ossia la grazia che tutti potessero andare in paradiso. Essere in paradiso con Gesù è la piena e definitiva festa di Pasqua, a cui ci richiama anche la nostra Pasqua 2013, grazie alla Pasqua di Gesù nella primavera degli anni 30 a Gerusalemme. Maria ci aiuti a “stare” come lei, con tenera fortezza (stabat mater dolorosa), dentro il mistero dell’Amore crocifisso ed essere anche noi testimoni gioiosi della Pasqua di Gesù.